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di Gianni Viola

LE SCIENZE PER CRESCERE - MAGAZINE
Percorsi sperimentali di educazione scientifica per la scuola media
La Terra nel Sistema Solare

di S. Passannanti, C. Sbrinziolo, M. A. Floriano

Un testo adottato nelle scuole medie inferiori che consta di 160 pagine, di cui diciotto dedicate a problemi attinenti l'astronomia e di queste ben otto trattano di Marte, presentando il tutto sotto l'accattivante titolo: "L'esplorazione di Marte".
Va detto subito che il capitoletto in questione non tiene conto in alcun modo delle reali scoperte scientifiche effettuate in questi ultimi anni con riferimento al pianeta Marte, mentre ripercorre acriticamente tutti i luoghi comuni espressi dalla pubblicistica di basso rilievo edita durante gli ultimi cento anni.

Accenneremo, sia pure di sfuggita, alle incongruenze presenti nella totalità delle espressioni presenti nel libro scolastico in questione e specificamente nel capitolo dedicato al pianeta Marte.
Delle otto pagine dedicate a Marte, due trattano (e non poteva essere altrimenti) dei "canali" e della "Face on Mars".
In che modo esse sono esposte nel testo in questione?
La questione dei canali di Marte è presentata come una quintessenza delle banalità riferite alla questione in oggetto.
Viene riportato che:

"Con lo sviluppo dei telescopi sulla superficie di Marte furono scoperte delle forme regolari che fecero pensare all'opera d'esseri intelligenti che avevano costruito canali per l'irrigazione. La realtà è molto più semplice: numerose sonde ci hanno fornito immagini ad alta risoluzione di Marte, rivelando che i 'canali' corrispondono a forme naturali, dovute a crateri o canyon. Si tratta di tracce lasciate da vulcani, terremoti o dall'erosione da parte di acque superficiali miliardi di anni fa."

Commento: affermare che "la realtà è molto più semplice...", non ha alcun significato e diciamo subito perché. L'avere scoperto che i canali osservati nel secolo scorso corrisponderebbero a formazioni naturali (anche se ciò è vero in alcuni casi, ma non in tutti), non può farci dimenticare che gli stessi scopritori dei canali (Schiaparelli e Lowell) non esclusero un'origine naturale dei "canali" osservati. Oltretutto, l'avere scoperto che una parte dei canali osservati corrisponda realmente a formazioni naturali di tipo fluviale (o vulcanico) significa che i due astronomi avevano osservato in ogni caso formazioni reali, ciò che dà loro ragione e non torto. Inoltre non ha senso utilizzare una parola anglosassone (canyon) quando abbiamo un termine italiano (canale fluviale) che ci offre un significato anche più aderente del precedente. Ciò che poi non è detto (e non potrebbe esserlo, posto che gli autori del pezzo non ne sono a conoscenza) è che Marte presentava le medesime strutture geomorfologiche della Terra, motivo per il quale bisognerebbe parlare di fiumi, laghi, mari e oceani. Tutto il resto è solo retorica.

Il capitoletto dedicato alla "Face on Mars" è significativamente intitolato "Immagini e immaginazione" e consta di una serie di affermazioni. Vale la pena rilevare che si tratta di argomentazioni infondate e gratuite. Da sottolineare che, da parte nostra, non si tratta di giudizi affrettati, bensì di logiche conclusioni direttamente dedotte dagli elementi presenti nelle affermazioni medesime.
Procederemo riportando le varie frasi, facendole seguire dal relativo commento.

Frase 1: "Nel 1976 la sonda Viking 1, durante un volo di perlustrazione intorno a Marte per scegliere il luogo di atterraggio del Viking 2, scattò una foto della superficie di Marte che rivelava ciò che una moltitudine di osservatori interpretarono come un gigantesco monumento, dall'ampiezza di circa mezzo chilometro, simile ad una faccia umana (o umanoide)."

Commento: La moltitudine di osservatori non è mai esistita. In realtà coloro i quali si espressero nel senso indicato dalla frase in questione, furono inizialmente solo due (Di Pietro e Molenaar), successivamente affiancati da non più di una decina di studiosi. Il fatto dell'interpretazione è del tutto falsa giacché non si tratta di interpretazione bensì di verifica sperimentale. L'esistenza di più fotogrammi riferiti allo stesso sito e alla medesima struttura rilevata, ha consentito di appurare con certezza che ci troviamo di fronte ad una costruzione artificiale. Un'ulteriore prova dell'"ignoranza" del compilatore del pezzo in questione, è data dalla misura dell'ampiezza del volto fornita, che è indicata in "circa mezzo chilometro", misura naturalmente del tutto sbagliata, posto che quella reale è di almeno 2,5 chilometri.

Frase 2: "La Faccia di Marte provocò un ampio dibattito sulla stampa popolare e (più recentemente) su Internet. Dopo che era stato dimostrato che i canali di Marte non erano altro che normali forme del paesaggio, la faccia forniva una nuova speranza, che una forma di vita intelligente esistesse quantomeno fosse esistita sul pianeta."

Commento: non è giusto affermare che la "Faccia di Marte" provocò un dibattito sulla stampa popolare. Della "Face on Mars", in un senso o nell'altro, ne parlarono decine di pubblicazioni di tutto rispetto, le quali ebbero il coraggio di esporre elementi e teorie che altre pubblicazioni rifiutarono vigliaccamente di trattare. Non comprendo cosa si voglia intendere con l'espressione "stampa popolare", comprendo invece che chi l'ha utilizzata, rappresenta certamente l'espressione di una certa tendenza, questa sì popolare e reazionaria.

Frase 3: "Alcuni commentatori arrivarono a dire persino che oggetti simili a piramidi e altre strutture erano ben visibili nei pressi della faccia."

Commento: la frase sopra riportata non ha alcun significato, poiché i commentatori videro giusto, posto che le piramidi osservate intorno alla "Face on Mars" esistono realmente e sono "identiche" alle piramidi egizie riprese con le medesime tecniche osservative. Il medesimo discorso vale anche per altre strutture presenti nello stesso sito ove è osservabile la "Face on Mars".

Frase 4: "Il 5 aprile del 1998, l'apparecchio fotografico montato sul Mars Global Surveyor ha fornito immagini ad alta risoluzione della faccia, mostrando che si tratta ancora una volta d'una forma naturale. L'angolazione della luce e la scarsa risoluzione dell'immagine del 1976, combinato con la fervida immaginazione umana, avevano trasformato una collina appiattita in una faccia."

Commento: tutto ciò non è vero. Vediamo perché. I "canali" osservati da Schiaparelli e Lowell (e da molti altri) sono il risultato di studi condotti attraverso le strumentazioni ottiche tradizionali (telescopi), quindi configuravano osservazioni operate da almeno 65-80 milioni di chilometri. La "Face on Mars" invece (così come le altre strutture osservate nel medesimo sito in cui si trova la struttura in questione) sono il risultato di studi condotti attraverso l'utilizzo di telecamere poste a bordo di satelliti artificiali, poste in orbita intorno a Marte a distanze variabili fra 15.000 e 1,5 chilometri dal Pianeta Rosso. Come si vede si tratta di elementi che dimostrano in maniera assoluta l'inconsistenza dei ragionamenti proposti dai compilatori del testo scolastico in oggetto e di conseguenza di tutte le considerazioni che vi sono contenute.

Frase 5: "Ha un debole campo magnetico e le temperature giungono anche oltre i 25°. [...] le stagioni non hanno nulla a che vedere con le quelle terrestri."

Commento: questa non è una frase esplicativa poiché qualsiasi analogia possibile fra le stagioni terrestri e quelle marziane si scontra, ovviamente, con le diverse condizioni complessive dei due pianeti.

Frase 6: "Marte forse ha potuto ospitare la vita."

Commento: Marte, invece, l'ha ospitata e la mantiene tuttora.

Frase 7: "Le foto del MGS hanno effettivamente dimostrato che esiste acqua allo stato liquido in superficie, dal che si potrebbe dedurre che forse esiste la vita a livello microbico [...]."

Commento: gli autori dimenticano che già nel 1976 fu appurata la presenza di tale vita microbica, sebbene la sua conferma (su quei dati) sia giunta da pochi anni.
Infine, è da stupidi denigrare i commenti di fine '800 riguardo i "canali" poiché quelle intuizioni a quel livello erano più ammissibili e intelligenti. Affermiamo ciò in quanto i mezzi a disposizione (telescopi) e gli elementi visivi disponibili (disegni e foto telescopiche) venivano utilizzati al massimo. Oggi invece con mezzi molto più potenti (telecamere satellitari e immagini satellitari) le strutture rilevate non vengono studiate e si nega in principio qualsiasi realtà che la "ragion di stato" suggerisce di negare.

Frase 8: "Le caratteristiche dell'atmosfera e l'osservazione al telescopio di ghiacciai e valli avevano lasciato supporre che Marte potesse essere abitata da organismi. I dati raccolti di recente sul pianeta sono invece scoraggianti in questo senso. Quelle che sembravano valli solcate dai fiumi si sono rivelate forme dovute all'azione del gelo e dei venti che sferzano la superficie del pianeta per buona parte dell'anno. Un tempo l'acqua scorreva davvero sulla sua superficie, oggi invece vi è presente solo come ghiaccio o come vapore acqueo."

Commento: non è vero che si sia passati da ipotesi iniziali riguardanti la natura delle valli marziane. C'è da dire che le "valli" marziane non sono valli, bensì letti di fiumi in secca e sull'origine di tali strutture naturali, le opinioni sono concordi ovvero si tratta di "valli" scavate dall'azione dell'acqua e pertanto si è alla presenza di fiumi. L'allusione alla presenza dell'acqua in tempi antichi (e non ai giorni nostri) è del tutto inutile poiché l'acqua che scavò i solchi (chiamate valli) era proprio l'acqua che scorreva nell'antichità.

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