PIANETA MARTE...
1.1.4.9. I "CANALI" DI MARTE: STORIA E LEGGENDA
di Gianni Viola
Il risultato pratico dell'atteggiamento pionieristico degli scienziati del secolo scorso assunse un gran valore umanistico e sociale: molti fra gli studiosi o semplici appassionati o ancora il cosiddetto "uomo della strada", ritennero possibile immaginare l'esistenza di civiltà umane (in ogni caso progredite) al di fuori della Terra. Fu questa la grande "rivoluzione scientifica" provocata dall'apparente innocente e sprovveduta, ma in realtà, intelligentissima intuizione degli scienziati della fine del secolo scorso. Si trattava di un chiaro atteggiamento innovativo della scienza in quel settore specifico che sarà poi chiamato "esobiologico".
Sorge spontanea una considerazione: gli astronomi del secolo scorso non avevano che pochi mezzi a loro disposizione eppure riuscirono a giungere a grandi risultati che oggi sarebbe ancora più facile raggiungere. Perché mai allora la scienza attuale non favorisce tali ricerche anzi, quando può, si oppone in modo che altri possano condurla o semplicemente accreditarla?
Perché accade tutto questo?
Mi pare di poter affermare che, essenzialmente, si sia trattato di una questione di sincronia sbagliata.
Ovviamente: molti scienziati a cavallo dei due secoli trascorsi erano ben disposti verso la libera ricerca scientifica e giudicavano utile analizzare i dati a disposizione con uno spirito privo di pregiudizi. Al contrario, molti scienziati (per fortuna, non tutti) del secolo in corso (e di quello appena finito), hanno ritenuto di dover porre una serie di ostacoli nel momento in cui si sono trovati ad osservare dati incomparabilmente superiori, perché forniti da una strumentazione scientifica incredibilmente avanzata.
Lo scienziato del secolo scorso osservava i pianeti del Sistema Solare e intuiva ciò che immaginava potesse trovarsi al di fuori di esso, dunque le galassie e con esse altri sistemi solari, lo scienziato di oggi riesce già ad avere una visione più completa dell'Universo, ma pare abbia dimenticato di continuare, utilizzando i nuovi mezzi a disposizione delle tecniche di osservazione, proprio lo studio dei pianeti dei Sistema Solare.
Attualmente gli astronomi utilizzano i loro grandi strumenti più per scoprire l'Universo lontano che per studiare i pianeti del Sistema Solare, ma l'unico punto a favore di tale atteggiamento (ed è veramente l'unico!) è che le osservazioni telescopiche servono relativamente poco alla ricerca planetologica quando si possiedono dati satellitari ravvicinati, come del resto è per il caso specifico di Marte.
La Luna ovviamente rappresenta un caso a parte perché la sua estrema vicinanza la rende funzionalmente osservabile anche con i telescopi, benché la sua superficie sia stata più volte mappata (anche nei dettagli) da numerose sonde spaziali.
Nonostante tutto, attualmente, i telescopi sono inspiegabilmente utilizzati anche per osservare i pianeti già abbondantemente studiati tramite le rilevazioni satellitari ravvicinate e questo è certamente il caso di Marte.
Tutto ciò ovviamente accade per la gioia di coloro i quali credono, in tal modo, di poter negare validità alle immagini satellitari, solo perché queste ultime negano di fatto una visione del pianeta, ormai obsoleta e del tutto in contrasto con una serie di mitologie (i famosi "misteri di Marte"), decantati tanto da parte di studiosi critici quanto da parte di studiosi favorevoli alla possibilità che questo pianeta ospiti o abbia ospitato forme di vita superiori, tolte le quali, finirebbero pure i fondi per ricerche scientifiche del tutto inutili, quando non anche dannose!
Si tratta dunque di vera "astronomia archeologica" cui può essere riconosciuto il solo merito di riprodurre, con mezzi più ricercati, le medesime figure a suo tempo definite da Schiaparelli, da Lowell e da tanti altri studiosi. Gli si può assegnare quindi la valenza di un vero e proprio gioco, ma, di certo, non si può pretendere che esso rappresenti qualcosa di più...
Risulta infine notevole il fatto che alcune riviste specializzate, di norma, riservano molto spazio a tali lavori e contemporaneamente dimostrano di ignorare del tutto i risultati e le conclusioni di ben altre ricerche riguardanti lo stesso soggetto.
Lo Schiaparelli osservò i "canali" e Lowell li giudicò artificiali. Ciò, se ben consideriamo, non provocò nessuna catastrofe anti-scientifica nell'ambito degli studi accademici o extra accademici con riferimento al pianeta Marte. Produsse invero una ventata di novità e diede la possibilità a molti studiosi di esprimere liberamente i propri convincimenti, anche i più arditi.
Francamente, la situazione attuale, se giudicata in rapporto a quel periodo glorioso, è marcatamente depressa, perché dominata da pesanti pregiudizi nonché da ingombranti dirigenti di basso profilo.
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