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1.2.5.5. L'UOMO E LO SPAZIO ABITABILE
di Gianni Viola

Alcuni settori specifici della geografia hanno come campo di studio l'influsso che l'uomo esercita sul paesaggio naturale, mentre "l'antropogeografia fisica" analizza la maniera in cui la vita umana è condizionata dagli spazi naturali.
La distribuzione delle terre e delle acque condizionarono necessariamente la distribuzione degli abitanti sulla superficie del globo marziano, così come tali fattori hanno sempre condizionato la correlativa distribuzione degli uomini sulla Terra.
Vediamo perciò che la nozione del rapporto fra "area emersa" (riferendoci qui al passato di Marte) e "area marina", rispettivamente - secondo dati molto approssimativi calcolati da chi scrive - 99,4 e 44,5 milioni di chilometri quadrati (96,94 e 46,96, tenendo conto delle superfici d'acqua occupate dai due "mari interni" Hellas ed Argyre) - è un dato fondamentale non soltanto per la geografia fisica (di cui già si è detto), ma anche per la geografia antropica.
La terra costituisce lo spazio "abitabile", l'acqua quello "inabitabile". Perciò le due masse di terra emergenti dalla superficie oceanica marziana (continenti Boreum ed Elysium) ed il continente Icarus, che occupava tutto l'emisfero meridionale e parte di quello settentrionale, rappresentarono lo spazio predisposto al durevole insediamento e ad un costante e continuo operare dell'uomo, s'intende qui, dell'"uomo di Marte".
La geografia antropica o geografia umana ha come oggetto di studio la terra abitata, nel nostro caso ha come oggetto di studio la parte abitata del pianeta Marte, che qui si presume occupato (in superficie) con certezza in un passato più o meno lontano e nondimeno parzialmente occupato anche al momento sebbene in una porzione di superficie inferiore rispetto al passato.
La geografia antropica studia i rapporti intercorrenti tra l'uomo e il pianeta che abita, nel caso specifico analizza la distribuzione degli uomini che, con il loro operato, hanno conferito un'impronta a determinate regioni del globo marziano.
Partendo dalla conoscenza che noi abbiamo della nostra Terra, possiamo affermare che, sebbene l'attività, l'osservazione, il movimento e gli insediamenti dell'uomo accadano in uno spazio di dimensioni che variano secondo il livello raggiunto dalla tecnica e dalla scienza, è del tutto evidente come l'"area d'attività dell'uomo", dunque anche l'area entro cui egli compie i suoi spostamenti, occupano in concreto l'intera superficie di un pianeta.
Più ristretti sono invece i confini dello spazio abitabile o "spazio d'insediamento" umano, chiamato anche con l'antico termine greco d'"ecumene", distinto dagli spazi disabitati o quasi deserti che formano l'"anecumene" e dal "subecumene", cioè dagli spazi abitati soltanto periodicamente.
Le nostre argomentazioni riguardo al pianeta Marte si basano principalmente su di una serie d'osservazioni satellitari orbitali, effettuate da sonde terrestri poste attorno al Pianeta Rosso a partire dall'anno 1972, oltre ad un piccolo, ma indicativo, gruppo di rilevazioni effettuate dalle sonde che si sono posate sul suolo del pianeta.
Dalla combinazione ragionata dei due tipi di rilevamento, è stato quindi possibile ottenere un quadro abbastanza completo del "paesaggio marziano".
Oltre il 90% delle immagini fotografiche di Marte si pongono come un paesaggio aereo (aerolandscape), il cui studio c'è fornito dall'aerofotogrammetria, cioè da una delle due branche della fotogrammetria (l'altra branca è la fotogrammetria terrestre), cioè del complesso dei procedimenti per il rilevamento e la costruzione di carte topografiche, mediante l'uso della fotografia.
In particolare, il paesaggio semplicemente osservato, diventa "paesaggio geografico sensibile" attraverso la presentazione degli elementi oggettivi manifesti all'osservazione diretta, considerata in sé e nei suoi vari reciproci rapporti spaziali.

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