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di Gianni Viola

VITA SU MARTE - REALTÀ O FANTASIA?
di Francesco Biafore, Patrizio Caini, Alessandro Ferruzzi

Idealmente collegata con il mondo dell'astrofilia più ortodossa, possiamo annoverare anche un certo tipo di ufologia.
Esistono rapporti organici ed affinità elettive, ad esempio fra il CICAP e il CISU (un organismo che si occupa di ufo), ma esistono pure rapporti fra determinati gruppi ufologici e certi ambienti di astrofilia.
È questo il caso del lavoro svolto da tre ricercatori, Francesco Biafiore, Patrizio Caini e Alessandro Ferruzzi (1) in merito al quale questi ringraziano in primo luogo Cesare Guaita, e, in seconda istanza, il movimento ufologico ravennate.
Nelle poche righe in cui gli autori accennano ad una metodologia e ad una deontologia seguite nel corso della loro ricerca, è possibile ravvisare tale impostazione:

"Non è questo il luogo per indagare le involuzioni filosofiche cui sottende il concetto stesso di vita, ancora difficile da definire e delineare. Il nostro solo scopo è quello di presentare un compendio che possa aiutare il lettore ad attraversare questo tratto sconnesso di strada, che incide profondamente sulla ricerca ufologia e, in senso più ampio, sulla ricerca di vita non terrestre. Vogliamo fare questo senza i veli della mistificazione, senza soffermarci nemmeno per un momento a contemplare le inconsistenti ipotesi relate a civiltà sconosciute ed estinte, a strutture piramidali o alla fantomatica sfinge della Piana di Cydonia. Il nostro desiderio, lo scopo unico di tutto questo lavoro di compilazione e rielaborazione è la divulgazione delle ricerche che sono state effettuate sul suolo marziano e su frammenti dello stesso precipitati sul nostro pianeta milioni di anni fa." (2)

Questo procedimento rivela in maniera inequivocabile che i compilatori del libro si pongano in contrasto con l'algoritmo dell'osservazione, dell'ipotesi e della verifica (dunque del metodo scientifico), poiché essi anticipano i risultati della ricerca (che in tal modo finisce di essere tale) ed escludono a priori degli elementi solo in ossequio alle regole seguite dalla scienza canonica.
Ciò che fa paura, è che tale impostazione antiscientifica, vuole presentarsi propriamente come la scienza per eccellenza.
Inoltre, con l'evidente intenzione di essere "accettati dal gruppo", questa categoria di ufologi deve dar prova assoluta di fedeltà, accettando da parte loro e acriticamente le conclusioni non scientifiche che sono portate avanti a livello ufficiale.
Per tale motivo nel libro sono immancabilmente presenti tutte le citazioni di rito (uguali e inamovibili da oltre un secolo!), dove si dicono sempre le stesse cose, dove, ad onta dei progressi che il materiale proveniente da Marte ha consentito di raggiungere e pure in maniera egregia, tali individui, sconoscendo tali elementi (e non avendo il sospetto che la ricerca scientifica debba svolgersi sui fatti e non a prescindere da questi) ripetono dei dati superati, e tutto sommato noiosi.
Avendo a disposizione delle immagini di Marte riprese a bassa, media, alta ed altissima risoluzione (fino a 10 cm.), con particolari distinguibili in maniera nitidissima, tali soggetti "perdono del tempo prezioso", ripetendo ancora e sempre la favola di Schiaparelli, dei canali e quant'altro:

"[...] disegnò una prima mappa topografica della sua superficie, che gli appariva attraversata da diverse linee regolari di colore scuro, che chiamò canali. L'errata traduzione in inglese della parola canali (channels) in canali artificiali (canals), generò in tutto il mondo grande confusione e il diffondersi sempre più dell'idea che Marte fosse un pianeta abitato da esseri intelligenti. [...] furono scritti migliaia di volumi sull'esistenza dei marziani e sulla loro evoluta civiltà, ma le fredde immagini della sonda (la Mariner 4 - N.d.A.) dimostrarono che i canali visti da Lowell altro non erano che pure e semplici illusioni ottiche, illusioni comprensibili considerati gli strumenti dell'epoca. L'avvento dell'era spaziale, nella seconda metà del secolo scorso, ci ha svelato il vero volto di questo mondo affascinante, anche se molti suoi aspetti restano tuttora avvolti nel mistero." (3)

Essi poi continuano, affermando:

"Da ricercatori sulla via del divenire abbiamo l'obbligo morale e deontologico di assicurare la parola 'abitato' tra voluminose virgolette. Vogliamo, come già accennato durante la premessa, evitare di cadere nelle macroteorie che parlano già abbondantemente di civiltà estinte, strutture artificiali o fantomatiche sfingi; di sprofondare in quegli ambiti che hanno spesso sfiorato il ridicolo e posto sotto la luce sbagliata l'intero settore della ricerca ufologica." (4)

Questo testé riportato, è un vero atto di dissociazione o se vogliamo di vera "abiura" verso presunte posizioni di soggetti semanticamente vicini (ufologi loro, ufologi gli altri) nei confronti dei quali si pretende esercitare un diritto di giudizio sommario che non consente appelli e misericordia.

Altra dichiarazione:

"Nostro unico scopo è parlare di ciò che è stato visto, osservato e studiato, senza sentire la necessità di rendere il tutto più sensazionale di quanto noi già non lo si possa ritenere; fuori dai minimalismi dei media, che spesso hanno sfiorato pericolosamente il ridicolo, e altrettanto fuori dai canoni massimalistici di certa Ufologia 'esoterica' e religiosa alla quale non ci sentiamo di appartenere." (5)

A parte l'insistenza sospetta nell'uso del concetto di "ridicolo", c'è da ricordare che lo studio geomorfologico dei pianeti non è affare dell'ufologia. Questa non è una nostra opinione bensì una semplice constatazione, se è vero, com'è vero, che nel libro in questione si elencano le missioni esplorative in direzione di Marte, si fa cenno alle riprese satellitari rilevate dalle varie sonde, ma non si procede all'analisi, nemmeno, di una soltanto fra le decine di migliaia di immagini a disposizione e ciò, perlomeno, dovrebbe fare riflettere sul valore dei giudizi espressi dagli autori del libro.
Infine, a causa dell'assenza di una qualsivoglia analisi scientifica, troviamo una vera e propria sentenza definitiva:

"Alla luce di quanto espresso, la conclusione che si può trarre è che sul Pianeta rosso, fino ad ora, almeno ufficialmente, non è stata rinvenuta alcuna forma di vita, così come noi la intendiamo [...]." (6)

Note:
1. "Vita su Marte - Realtà o fantasia?", p. 7.
2. Ibidem, pp. 7-8.
3. Ibidem, p. 10.
4. Ibidem, p. 23.
5. Ibidem, pp. 23-24.
6. Ibidem, p. 79.

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