LIBRI PUBBLICATI...
libri di Gianni Viola
IL SOAVE PROFUMO DELL'IMPERIALISMO Un'indagine difficile, una ricostruzione minuziosa, la fine della Jugoslavia, il ruolo dell'Occidente
di Gianni Viola
Kimerik Edizioni
pagg. 232 - 15 foto b/n - € 14,00
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L'ARGOMENTO:
Partendo da una breve ma esauriente narrazione degli eventi storici precedenti alla distruzione della Jugoslavia - federativa e socialista - l'autore descrive, con minuziosa attenzione, le cause che hanno condotto a quel tragico esito.
Mediante un tracciato storico e politico, il testo induce a cercare la conoscenza fuori dalle maglie del potere ed a produrre controinformazione d'eccellenza, soprattutto in questo caso: nella tragedia jugoslava, i mezzi d'informazione "che contano" hanno non solo occultato le informazioni necessarie perché il pubblico si facesse una giusta opinione di quanto stava accadendo, ma anche presentato in maniera distorta le notizie sulla guerra.
Gianni Viola, già fotogiornalista per l'Agenzia Stampa Alternativa di Roma e ricercatore per il Centro Russia Ecumenica di Roma, ha svolto attività di consulenza politica-militare presso gli uffici militari di ambasciata ed è attualmente il responsabile della commissione scientifica della FLIP (Free Lance International Press di Roma). Autore di opere di storiografia e di planetografia, ha collaborato con molte testate italiane e con una serie di testate straniere impegnate nel settore della dissidenza sovietica.
PREFAZIONE:
È un immenso piacere per me, scrivere questa prefazione al libro di Gianni Viola, un testo che si legge tutto d'un fiato sia per lo stile narrativo, sia per la dettagliata documentazione che l'autore ha raccolto nel corso del tempo. Partendo da una breve ma esauriente narrazione degli eventi storici precedenti alla distruzione della Jugoslavia - federativa e socialista - l'autore descrive, con minuziosa attenzione, le cause che hanno condotto a quel tragico esito. Un caso esemplare, questo testo di Gianni Viola, di "informazione fai da te", quella che spinge gli amanti della verità a cercare la conoscenza fuori dalle maglie del potere e a produrre controinformazione d'eccellenza. Ciò vale specialmente nella tragedia jugoslava, dove i mezzi di informazione "che contano" hanno non solo lesinato le informazioni necessarie perché il pubblico si facesse una giusta opinione di quanto stava accadendo, ma anche presentato in maniera falsa, distorta, faziosa e parziale quel poco che arrivava. A questo proposito, vale la pena ricordare le frasi di James Harff, direttore dell'agenzia Ruder Finn Global Public Affairs di Washigton, intervistato da Jacques Merlino il 24 aprile del 1993. Merlino ha riportato l'intervista nel suo libro "Les verites yougoslaves ne sont pas toutes bonnes a dire"; alcuni stralci sono stati trascritti poi nel libro di C. Fracassi "Sotto la notizia niente" (edizioni Avvenimenti): "Il nostro lavoro non è di verificare l'informazione. Il nostro lavoro è di accelerare la circolazione delle informazioni che ci sono favorevoli, di raggiungere bersagli accuratamente scelti. È quello che abbiamo fatto... La prima notizia è quella che vale; tutte le altre dichiarazioni non contano niente. (...) Siamo franchi, la questione era complessa, nessuno capiva ciò che stava succedendo in Jugoslavia, credo che la grande maggioranza degli americani si stesse chiedendo in quale paese dell'Africa si trovava la Bosnia... Ma in un colpo solo noi abbiamo potuto presentare una storia semplice, una storia con i buoni da una parte e i cattivi dall'altra."
Ivan Pavicevac
"ABBIAMO BOMBARDATO QUELLI SBAGLIATI":
"Chi ha sbagliato? Chi sono i criminali?"
"Noi, l'Italia, i Paesi della NATO, noi abbiamo sbagliato. Abbiamo bombardato i serbi credendo che i kosovari fossero le vittime. Poi l'ONU ha preso in mano tutto. Ha creato le condizioni perché questo Paese autoproclamasse l'indipendenza. Lo ha trasformato nello Stato delle mafie. Abbiamo bombardato quelli sbagliati."
Intervista ad un poliziotto albanese del Kosovo, di Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, autori di "Lupi nella nebbia: l'Onu ostaggio di mafie e USA", Jaca Book, Milano 2010, p. 18.
PROLOGO:
"Sono stati squarciati in mille pezzi. Il sangue si era seccato dappertutto... e c'era odore di carne. All'obitorio non erano riusciti a mettere insieme i pezzi di suo figlio, della sua figlioccia e dei suoi nipotini. La bomba della NATO... ha centrato in pieno la casa, uccidendo almeno altri nove bambini nell'edificio seminterrato, il più giovane aveva solo cinque anni... Milic era ancora là, abbandonato su un muretto e disperato. La testa bruciata tra le mani, le lacrime seccate tra le sue dita, un sopravvissuto che voleva morire. Un berretto di panno era tristemente posato di sghimbescio sulla sua testa. Una ragazza bionda gli mette un braccio sulla spalla. 'Non possiamo sopportare di vederti così...' - gli sussurra all'orecchio - Tutte le case nella strada Zmaj Jove Jovanovica sono state distrutte da bombe 'intelligenti' di 2000 libbre, i loro tetti sparpagliati centinaia di metri per la città, le loro mura distrutte o rase al suolo, la loro gente - quelli che sono sopravvissuti - ricoverati a dozzine. I pochi che non sono rimasti feriti sono rimasti sotto il fango dopo il disastro di ieri. Molti piangevano. Almeno uno di loro sembrava essere diventato pazzo."
"Un altro 'sbaglio' della NATO. Quante volte abbiamo dovuto scrivere questa parola le scorse cinque settimane? I civili morti a Aleksimac (26), i passeggeri bruciati vivi sul treno bombardato a Grdelica, poche miglia da qui (27), i civili uccisi dalle bombe NATO nel centro di Pristina (10), la carovana di profughi albanesi attaccata dagli americani (74). Ed ora un'altra strage d'innocenti."
"Due bombe intelligenti hanno colpito le case civili (...) hanno distrutto una piccola comunità. (...) La casa della strada Zmaj Jove Jovanovica aveva la cantina meglio costruita, il basamento più sicuro con binari di ferro per supportare il tetto - il riparo ideale per i bambini che vivevano nelle vicine villette a due piani, coi loro giardini di tulipani e gli alberi di lillà. Perciò là corsero i bambini quando le sirene dell'attacco aereo suonarono sopra Surdulica. E là hanno trovato la morte."
"Pezzi di quei bambini erano sparsi per tutta la via (...). Trovammo la testa di un bambino in un giardino e molte membra nel fango (...). Nell'ospedale poche ore dopo il bombardamento NATO i dottori stavano ancora cercando di riattaccare le membra e le teste di almeno venti torsi di bambini. Tra essi c'erano i resti della signora Milic, di suo figlio di 37 anni, Aleksandr, di sua nuora, Vesna e dei bambini di questi, Vladimir di 11 anni e di Miljna di 15. Tra i morti c'erano anche due diciottenni, una giovane donna di 21 anni e i parenti di un uomo che saliva verso di noi vicino al cratere della bomba con le lacrime agli occhi e ci disse: 'Ho perduto quello che mi era più caro'. In una sua casa a lato della strada, la stessa bomba della NATO ha squarciato mortalmente sua zia, Stanica Rosic e anche suo cugino, Dragan Manolov. Una vecchia era trascinata via dal fango ancora viva, proprio come Vojslov Milic era strappato via dalla tomba della sua famiglia. Quando fu portato fuori dall'edificio, Voja disse che voleva impiccarsi. La prima cosa che disse quando lo tirammo fuori, era 'Uccidetemi. Ho perduto tutto'. Aveva perso tutto... Surdulica ora sarà conosciuta come una città che ha perso i propri bambini." (1)
Note:
1. Estratto dell'articolo di Robert Fisk in Surdulica, Serbia, intitolato "Famiglia distrutta a causa di un solo altro errore". È possibile reperire l'articolo in Internet, nel sito indipendent.co.uk.
MESSAGGI DEL PROF. VIDANOVIC DA NIS:
Corpi su corpi di persone morte, tutti smembrati. No, no questo è pura follia!
7 maggio 1999
Ore 14: telefonata di Djordje da Nis
D: Ci hanno bombardato verso mezzogiorno. Diverse bombe. Nel centro storico. C'erano dei civili in giro, loro lo sapevano BENISSIMO, non avevano mai fatto una cosa del genere. Ma oggi l'hanno fatto?
S: In centro?!?
D: Sono morte molte persone. Sono morte molte persone. Ed è terribile. Ci sono state almeno, no senti bene... una delle esplosioni ha colpito l'impianto di riscaldamento dell'ospedale...
S: L'ho saputo...
D: No, stavolta è stato l'impianto di riscaldamento. La strada adiacente... è stata completamente rasa al suolo. Mia moglie era fuori, è passata in bicicletta, ha visto corpi su corpi di persone morte, tutti smembrati. No, no questo è pura follia!
S: Sì...
D: No, ma ti rendi conto: nel centro storico! E poi c'è un altro quartiere che hanno bombardato, vicino al mercato che è il cuore della città... è proprio attaccato alla Fortezza Romana, che è stata costruita dai romani, è il simbolo di Nis e hanno ucciso decine di persone là, hanno sganciato, senti bene: BOMBE A GRAPPOLO.
S: Sì?
D: Sì, al 100%. Erano bombe a grappolo. E le hanno usate per colpire più gente che potevano. E hanno ucciso un sacco di persone, distrutto... gente che tornava a casa, che andava per i fatti suoi, DISTRUTTO hanno raso al suolo uno dei day hospital... Ed è vicinissimo al Consolato Greco qui, non so se ha subito dei danni o no, ma le immagini, i reportage della TV... sono INSOPPORTABILI. Non sapevo neanche dov'era Snezana, mia moglie, intanto che succedeva. Cioè lei era a scuola, avevano una riunione per decidere che cosa farne di quest'anno accademico. Siamo fuori di noi stessi, dalla preoccupazione. Quando vedi quelle immagini.
S: Terribile.
D: No, no, INDESCRIVIBILE.
S: Oddio, non so che cosa fare...
D: No, non devi fare niente, mettilo sul sito, è l'unica cosa che puoi fare.
S: Purtroppo...
D: Diffondi la voce, stanno ammazzando della gente, aiuto.
S: Sì, subito.
D: Va bene, ciao.
LA JUGOSLAVIA: DATI GENERALI (1):
Sebbene attualmente il nome "Jugoslavia" evochi in molti solo riferimenti di carattere politico - la Jugoslavia "socialista" - il nome in questione in verità nacque durante la prima guerra mondiale. La "Jugoslavia", intesa qui come alleanza territoriale fra serbi, croati e sloveni, fu fatta oggetto di piani di destabilizzazione in occasione dei due conflitti mondiali. In entrambe le occasioni i piani non diedero esito positivo: nel primo caso si giunse (1 dicembre 1918) alla proclamazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (modificato nel 1929 con il nome di Regno di Jugoslavia), nel secondo caso si giunse (29 novembre 1945) alla nascita della Repubblica popolare federale di Jugoslavia, diciotto anni più tardi ridenominata "Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia".
In mancanza di una "terza guerra mondiale", che avrebbe offerto l'occasione di attuare i piani andati in fumo in precedenza, lo stesso nucleo di potenze occidentali (con la guida della Germania, allora nemica e oggi invece alleata degli Stati Uniti) si è addivenuti alla decisione di creare ex novo un conflitto fatto su misura per la Jugoslavia, attraverso l'aggressione della Bosnia (1995), e successivamente della Serbia (Serbia propria, con le regioni autonome della Vojvodina e Kosovo (2), oltre che del Montenegro. Quest'ultima è nota come "Guerra per il Kosovo".
Trattandosi di un paese europeo, la Jugoslavia, non poteva essere attaccata militarmente, prima della fine dell'Unione Sovietica. Distrutta quest'ultima è stato facile progettare ed attuare tutte quelle misure tese a far scoppiare i conflitti fisiologicamente funzionali alla penetrazione dell'Imperialismo e difatti, l'Unione Sovietica cessò di esistere nel dicembre 1991 e i conflitti etnici in Jugoslavia "iniziarono" nel 1992.
1 - Dati Geo-demografici
La superficie è di 255.804 km2, la popolazione (stimata al 1999, cioè secondo gli ultimi dati attualmente ritenuti più attendibili) è di 23.150.381 persone, con una densità media di 90 abitanti per km2. La più forte densità è osservata nel nord, vallata della Sava e del Danubio (100-150 abitanti per km2). Nel sud e nel sud-ovest del paese, nelle Alpi Dinariche e nel Montenegro, così come nelle regioni montagnose dell'ovest della Macedonia, la densità precipita a 10-20 persone per km2.
Dopo la seconda guerra mondiale, la maggior parte dei Tedeschi lasciò la Jugoslavia, e la stessa cosa fecero porzioni di altre minoranze nazionali (Turchi, Ungheresi, Italiani, questi ultimi con un percorso storico molto travagliato, ancora oggi oggetto di numerosi studi e polemiche), di contro, nel corso degli anni sono rientrati in Jugoslavia molti rifugiati del periodo precedente la guerra.
Agli inizi degli anni '60 importanti nuclei di operai jugoslavi, spesso accompagni dalle loro famiglie, iniziarono ad emigrare verso i paesi dell'Europa occidentale. Già nel 1978 la loro cifra superava il milione, di cui 770.000 operai temporanei e 330.000 membri accompagnati dai rispettivi familiari.
Il tasso d'accrescimento naturale in Jugoslavia è stato molto elevato. Nel primo decennio del dopoguerra era di 15-18‰ all'anno, in seguito si è un po' abbassato, stabilizzandosi ad un livello di circa 9-10‰ all'anno (nel 1978 8,9‰, con la natalità di 17,5‰ e la mortalità di 8,6‰). Vi sono state sempre notevoli differenze del tasso di natalità riguardo alle varie repubbliche. Esso è più basso in Vojvodina, in Croazia e nelle province propriamente serbe (4-6‰), più elevato nel Montenegro, in Macedonia e in Herzegovina (12-15‰), ma soprattutto nel Kosovo e Metohija (28‰). Dal 1950 al 1978, la popolazione del paese è aumentata del 34% (la popolazione urbana del 300%).
2 - Dati etno-linguistici
La Jugoslavia è il solo paese d'Europa dove il gruppo etnico più numeroso non ha mai rappresentato neanche la metà della popolazione. L'ineguaglianza d'accrescimento naturale presso i diversi popoli è alla base dei cambiamenti nella consistenza dei principali popoli. Mentre i Serbi, gli Sloveni e i Montenegrini, e soprattutto, i Croati, sono diminuiti, i Bosgnacchi (già Musulmano bosniaci), gli Albanesi e i Macedoni sono fortemente aumentati.
La composizione etnica della Jugoslavia comprende popoli appartenenti ad almeno otto gruppi etno-linguistici principali, facenti parte delle famiglie "indo-europea", con i gruppi slavo, albanese, latino, germanico, greco e zigano (o rom), "turco-tatara", con il gruppo turco, "ugro-finnica", con il gruppo magiaro.
La Vojvodina (regione autonoma posta all'interno della Serbia) è probabilmente la regione, dal punto di vista etnico, più complessa dell'Europa (3).
Gruppo slavo
Fanno parte di questo gruppo le seguenti etnie: Bosgnacchi, Bulgari, Cechi, Croati, Goranci, Macedoni, Montenegrini, Polacchi, Russi, Ruteni, Serbi, Slovacchi, Sloveni, Torbesi, Ucraini.
I più numerosi sono i Serbi (9.000.000), Croati (5.000.000), Bosgnacchi (2.000.000), Sloveni (1.900.000), Macedoni (1.400.000) e Montenegrini (700.000).
Si può facilmente notare come le etnie più numerose sono anche quelle che sono state e sono tuttora, sotto differenti condizioni, titolari delle entità amministrative che componevano la "Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia", che cessò di esistere a partire dal 1992.
I Serbi
In tutto il mondo i Serbi sono circa 10.000.000, di cui quasi 9/10 risiedono entro i confini dell'ex Jugoslavia: 6.500.000 nella Repubblica Federale di Jugoslavia, 1.500.000 nella Repubblica Srpska di Bosnia, mentre prima dei sommovimenti etnici (1992-1995) i Serbi della Bosnia erano 1.800.000. Nella Croazia i Serbi sono attualmente 135.000, mentre prima del conflitto 1992-1995 erano circa 550.000, passando dal 12,2% del 1990 al 3,3% attuale. A causa della diminuzione dei Croati in Bosnia (passati dal 20% al 17%) la percentuale dei Serbi appare aumentata (dal 31,4% al 37,0%). Da notare che in alcune località della Croazia la percentuale raggiungeva in precedenza anche il 95% degli abitanti.
All'interno della Repubblica di Serbia (sorta nel 2007) i Serbi sono poco meno di 4.800.000 nella Serbia propria, 1.300.000 nella Vojvodina, mentre nel Kosovo sono 126.000, mentre in precedenza erano non meno di 200.000 (passando quindi dal 16,2% del 1991 al 7% del 2007). Altri gruppi di Serbi sono presenti in Montenegro (183.000 di cui il 45% rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia), Slovenia (47.300) e Macedonia (38.200). In Croazia sono ancora oltre 200.000 e in Bosnia almeno 1.450.000.
Nell'ambito dell'etnia serba esistono alcune differenze. I gruppi etnografici più conosciuti sono gli Sciumadini, i Serbi di Vojvodina, di Valjevo, di Sabac, di Uzice, di Macvan (le loro denominazioni derivano dalle rispettive località geografiche).
I Serbi sono presenti in molti paesi europei: Germania (192.600), Austria (75.500), Romania (34.000), Italia (30.000), Francia (22.500), Svizzera (21.000), Belgio (13.000), Svezia (12.000), Gran Bretagna (3.600), Paesi Bassi (3.600), Ucraina (2.000). Si trovano Serbi nel continente americano, soprattutto negli Stati Uniti (230.000), in Canada (60.000) e in Argentina (10.000), in Oceania (25.000 in Australia), in Africa (6.000 in Libia) e in Asia (5.000 in Turchia).
I Croati
Oltre 5.000.000 sono i Croati presenti in tutto il Mondo. La loro diffusione è pari a quella dei Serbi. Il 90% dei Croati si trova nei territori della ex Jugoslavia (4.550.000).
Prima dei sommovimenti intervenuti fra gli anni 1992-1995 i Croati rappresentavano i 3/4 della popolazione della Croazia e 1/5 di quella della Bosnia-Erzegovina. Dopo lo spostamento di oltre la metà dei Serbi della Croazia (rifugiatisi per 9/10 in Serbia e per 1/10 in Bosnia) e del 30% dei Croati della Bosnia (rifugiatisi in Croazia). I Croati rappresentano attualmente l'89,6% della popolazione della Croazia ed il 14% di quella della Bosnia. Gruppi di Croati si trovano in Serbia centrale (l'1%), nella regione di Vojvodina (2,78%), in Slovenia (1,8%), e in Montenegro (1,10%).
Si trovano Croati in Europa (420.880): Germania (211.860), Austria (50.000), Francia (24.800), Svizzera (23.100), Italia (62.600, di cui 2.600 autoctoni, in alcune località del Molise, e 60.000 immigrati), Ungheria (14.000), Svezia (13.200), Romania (8.000), Gran Bretagna (4.000), Paesi Bassi (3.900), Ucraina (2.000). Altri sono presenti in Africa (6.600 in Libia), America (120.000 negli USA, 65.000 in Canada e 5.000 in Argentina) e in Oceania (150.000 in Australia).
La creazione di un'etnia croata è legata alla formazione di uno Stato croato nella prima metà del IX secolo La circostanza di vivere in differenti Stati e di non praticare la stessa religione ha contribuito a separare i Croati dai Serbi. Tra i Croati si distinguono vari gruppi etnografici di cui i più numerosi sono I Bunevini, i Graniciari (che abitano diverse regioni della Jugoslavia, un tempo ripartiti in maniera funzionale alla difesa delle "frontiere militari"), ed i Fuchis (popolazione dell'Istria settentrionale). Gli Istriani ed i Morlakh abitano le regioni poste a sud e ad est dell'Istria.
I Bosniaci
Con il termine "bosniaci" si identificano, genericamente, gli abitanti della Bosnia (e per estensione anche della confinante regione di Erzegovina), mentre qui intendiamo riferirci ai "bosniaci musulmani" oggi chiamati bosnjak o bosgnacchi. A rigor di logica i bosgnacchi non sono una etnia distinta, bensì rappresentano quella porzione di "serbi di religione musulmana", chiamati anche "slavi musulmani".
Attualmente i "Bosgnacchi" sono 2.140.00 di cui il 95% abitanti regioni della ex Jugoslavia (2.050.000) Di questi, oltre il 90% abitano nella Bosnia, il resto sono distribuiti in piccoli gruppi presenti in Croazia (20.000), Macedonia (16.000), Montenegro (48.000), Serbia (136.000), Kosovo (75.000, passati dal 5,2 al 3,3%) e Slovenia (31.400). Il numero dei Bosgnacchi in Bosnia è rimasto in sostanza immutato (dal 43,7% del 1990 all'attuale 44,0%).
Fuori della "Jugoslavia" i "Bosgnacchi" sono presenti (assieme a Serbi e Croati) in moltissimi Paesi europei: Germania (128.400), Austria (27.000), Francia (15.000), Svizzera (15.500), Svezia (8.000), Gran Bretagna (2.400). Altri sono presenti in Asia (Turchia 31.000) e in America (USA 30.000).
Gli Sloveni
In tutto il Mondo si contano 2.165.000 Sloveni, di cui l'83% abitanti entro i confini della ex Jugoslavia (1.800.000), soprattutto in Slovenia (passati dal'88% all'89,8% dopo la fine della Jugoslavia), oltre ad un piccolissimo gruppo presente in Croazia (13.000) nella regione di Krajna (la stessa era abitata in precedenza da Serbi, prima degli spostamenti avvenuti dopo il 1992). Nella Serbia del Nord sono circa 5.000 Sloveni di cui il 40% in Vojvodina.
Gli Sloveni sono sparsi in molti paesi europei: Italia (120.000), Austria (80.800), Germania (51.360), Francia (6.000), Svezia (3.200), Ungheria (2.000), Svizzera (1.848), Gran Bretagna (960). Sono presenti Sloveni anche in Africa (Libia 1.600), in America (USA 45.000, Argentina 5.000) e in Oceania (Australia 45.000 e Nuova Zelanda, piccoli gruppi).
Gli Sloveni comprendono gruppi etnografici con differenze culturali molto marcate. Si contano almeno quattro gruppi: quello delle Alpi di Pannonia, gli Sloveni centrali, mediterranei e occidentali. A sua volta ogni gruppo si divide in parecchi sottogruppi. Gli Sloveni di Krajna, che nel corso dei secoli hanno intrattenuto delle relazioni con gli Italiani ed i Friulani hanno dei tratti molto particolari. Lo stesso può dirsi dei Rezjani in rapporto da molto tempo con i Friulani ed i Bjelokraini posti a sud-est, e la cui origine mista è serbo-slovena.
I Macedoni
Attualmente i Macedoni nel Mondo sono circa 1.700.000 di cui oltre l'80% abitanti entro i confini della ex Jugoslavia (1.400.000). Di questi oltre il 95% abita nella Repubblica di Macedonia e il resto in Serbia (96.000 a sud della Serbia propria ed in Kosovo, dov'erano 980 nel 1998). In Slovenia e Croazia si trovano piccoli gruppi di Macedoni (4.000 ciascuno).
I Macedoni sono presenti in molti paesi europei: Grecia (150.000), Germania (57.780), Austria (12.150), Albania (3.250), Francia (6.750), Svizzera (6.300), Polonia (5.000), Italia (4.500), Svezia (3.600), Gran Bretagna (1.080), Paesi Bassi (1.080). Macedoni sono presenti anche in Africa (Libia, 1.800), America (USA, 30.000), Oceania (Australia, 115.000).
I Montenegrini
Su un totale di circa 600.000 Montenegrini, oltre il 95% sono presenti in Jugoslavia (580.000), con un nucleo principale nella Repubblica del Montenegro ed un altro nucleo molto piccolo nella regione di Vojvodina della Serbia (dei piccoli gruppi che si sono trasferiti qui alla fine della Seconda Guerra Mondiale). Un gruppo di Montenegrini era presente (prima dei sommovimenti etnici) anche nel Kosovo. Erano 23.000 nel 1998, oggi potrebbero essere solo alcune centinaia. In gran parte sono fuggiti in Serbia al seguito di Serbi e Rom.
Sono presenti, inoltre, Montenegrini in Albania (5.000) ai quali è stata negata la nazionalità), e negli Stati Uniti d'America (15.000).
La separazione tra Serbi e Montenegrini si riallaccia alla formazione, nel XIV secolo, di uno Stato montenegrino separato e di una chiesa ortodossa indipendente. Alla fine del XV secolo, una porzione importante della popolazione di questo paese fuggì nelle regioni inaccessibili del Montenegro e gli occupanti ottomani non poterono mai estendere a tali aree un loro controllo totale.
Altri gruppi slavi
I gruppi slavi minoritari sono i Bulgari (19.000, nella Serbia orientale), Cechi (10.500 in Croazia, 1.650 in Vojvodina e 563 nella Serbia centrale), Goranci (slavi musulmani, 9.000 nel Kosovo del Sud, 3.900 nella Serbia centrale e 600 in Vojvodina), Polacchi (2.000 in Vojvodina), Russi (2.500 in Vojvodina) Ruteni (15.000 in Vojvodina e 279 nella Serbia centrale), Slovacchi (4.700 in Croazia, nella regione di Slavonia, e 59.000 in Serbia, di cui il 96% in Vojvodina), Torbesi (slavi musulmani che vivono in Macedonia), Ucraini (4.635 in Vojvodina e 719 nella Serbia centrale). Altri gruppi di slavi musulmani sono presenti in Kosovo (72.500), Montenegro (24.615), Serbia centrale (15.800) e in Vojvodina (3.600). Un gruppo particolare è quello dei Bunjevci (19.700 in Vojvodina e 246 nella Serbia centrale). Infine un gruppo di slavi, risultato di mescolanze di varie etnie è denominato "jugoslavo" e comprende circa 3.500 persone nel Kosovo, 30.000 nella Serbia centrale e circa 50.000 in Vojvodina.
Gruppo Albanese
Gli Albanesi presenti nel Mondo sono poco più di 5.000.000, di cui poco più di 1/3 abitanti entro i confini dell'ex Jugoslavia (già Shipetari, così si definivano per distinguersi dagli Shipetari abitanti in Albania) segnatamente nel Kosovo (930.000), in Macedonia (465.000), in Montenegro (45.000), Serbia (Valle di Presevo e Budjanovac, nella Serbia meridionale), Slovenia (4.500). Prima dei sommovimenti etnici gli albanesi presenti nel Kosovo rappresentavano i 2/3 della popolazione, oggi, dopo gli spostamenti di Serbi, Montenegrini, Rom e altre etnie non slave, come pure di Albanesi in posizione di contrasto con la linea panmusulmana della maggioranza, essi rappresentano almeno l'85% dell'intera popolazione, mentre i Serbi che prima erano il 16,2%, si sono ridotti al 4,6%. In Macedonia la percentuale di albanesi presenti è rimasta pressoché invariata (dal 23,7% al 20,2%). Lo stesso può dirsi del Montenegro. Un numero considerevole di Albanesi del Kosovo è fuggito all'estero.
Gli Albanesi sono presenti in alcuni Paesi europei: Italia (120.000), Grecia (60.000), oltre a piccoli gruppi in Bulgaria, Romania ed Ucraina (5.000). Albanesi si trovano in Asia (Turchia 15.000) e in America (USA 120.000, di cui 20.000 immigrati dal Kosovo, Canada 5.000) e in Oceania (Australia 100).
Altri gruppi indo-europei
Del "gruppo latino" fanno parte le seguenti etnie: Aromuni nelle montagne del sud est della Serbia), Istro-Rumeni (un migliaio, sulla costa dell'Istria e in alcuni piccoli villaggi). I Valacchi sono circa 40.000, in Serbia, di cui solo un centinaio nella Vojvodina. I Romenisono circa 80.000 di cui oltre il 40% in Serbia (e di questi l'88% in Vojvodina), il resto si trova in Macedonia. Italiani (30.000 di cui 21.300 in Croazia ed il resto in Istria, Slovenia, Bosnia e Montenegro; per i dettagli poco più avanti), Megleniti (nel Sud della Macedonia, culturalmente vicini agli Aromuni).
Del "gruppo germanico" fanno parte gli Austriaci (un migliaio, in Slovenia) ed i Tedeschi (distribuiti in Slovenia, Croazia, nella regione di Slavonia, e in Serbia - 3.900 - di cui l'80% nella regione di Vojvodina).
Del "gruppo greco" fanno parte i Greci (2.000) che abitano in prevalenza in Serbia e sono circa un migliaio.
Al "gruppo zigano" appartengono i Rom stanziati in Macedonia, Montenegro (2.800), Serbia meridionale (80.000), in Vojvodina (29.000) e in Kosovo (erano ancora 97.000 nel 1998, mentre attualmente sono circa 30.000, poiché molti fra essi fuggirono, durante e dopo la "Guerra per il Kosovo", in Serbia o all'estero). Nel Kosovo vive anche un gruppo zigano nomade che viene chiamato Khorakhainè.
Gruppi non indo-europei
Appartengono al "gruppo turco" i Turchi (100.000) di cui l'80% in Macedonia e il resto nel Kosovo. Del "gruppo magiaro" fanno parte gli Ungheresi (309.000), distribuiti in Croazia (16.500), Slovenia (7.800), ma soprattutto nel Nord della Vojvodina (290.000) dove rappresentano oltre il 14% della popolazione. Nella Serbia centrale gli ungheresi residenti sono circa 3.000. Nella Vojvodina è presente anche un gruppo di cittadini cinesi.
Gli Italiani nella Jugoslavia
Sono presenti cittadini di nazionalità o oriundi italiani in almeno quattro entità amministrative costituenti la ex Jugoslavia: Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro. Attualmente poco più di 40.000 persone indicano la propria nazionalità come "italiana".
- Slovenia - Secondo il censimento sloveno del 2002 in Slovenia ci sono 3.762 abitanti di nazionalità italiana. La lingua italiana viene insegnata in istituzioni statali in 9 asili, 3 scuole elementari, 3 scuole medie ed un liceo (tutti localizzati in Istria, principalmente a Capodistria). Le maggiori comunità italiane sono a Capodistria, Pirano e Isola d'Istria che sono tutti e tre comuni bilingue italo-sloveni. Alla comunità italiana è garantito un seggio al parlamento sloveno, attualmente occupato dal sig, Roberto Bartelli, nativo di Pola (Croazia), ed eletto a Capodistria. In Slovenia la lingua ufficiale è lo sloveno, ma nei tre comuni di cui sopra è ufficiale anche la lingua italiana.
- Croazia - In Croazia vivono circa 35.000 italiani. Si tratta di un dato stimato poiché nel 2001 furono registrati 20.521 cittadini che si dichiararono di madrelingua italiana. Sono distribuiti in 51 Comunità Nazionali Italiane locali sono organizzati nell'Unione Italiana con sede a Fiume(Rijeka in croato). Sono insediati principalmente nell'area dell'Istria, di Fiume, delle isole del Quarnaro e della Dalmazia.
- Bosnia - Esiste una minoranza italiana di origine trentina. Nella seconda metà dell'Ottocento le autorità austriache che governavano la Bosnia, incentivarono una emigrazione trentina (all'epoca anche il Trentino era austriaco) in Bosnia. Le comunità italiane si trovano lungo la valle della Sava (Stivor) e anche a Tuzla, Zenica e Sarajevo.
- Montenegro - Una piccola comunità dalmata italofona, ormai molto ridotta (circa 500 persone) si trova nella zone delle Bocche di Cattaro (soprattutto nel capoluogo ed a Perasto), nonché nella Riviera di Budua. Ufficialmente è denominata "Comunità Nazionale Italiana del Montenegro" e l'attuale presidente è Dalibor Antonioli.
Le lingue dei popoli della Jugoslavia
Le tre lingue principali dei popoli jugoslavi sono il serbo-croato, lo sloveno ed il macedone. Esse appartengono tutte al sottogruppo slavo meridionale del gruppo delle lingue slave.
La lingua più diffusa è il "serbo-croato", essa è parlata da Serbi, Montenegrini, Croati, Bosgnacchi e, quando esisteva la Jugoslavia come entità federale collettiva, essa era utilizzata come lingua di comunicazione tra le varie etnie. La lingua serbo-croata ha due "parlate", "ekavo" e "jekavo". Per esempio "dete" o "dijete" = bambino. Ed ha tre dialetti principali: stokavo, ciakavo e kaikavo. Il dialetto stokavo, sulla base del quale si è sviluppata la lingua letteraria serbo-croata, è diffuso in tutta la Serbia, in Montenegro, nella Bosnia ed Erzegovina e una buona parte della Croazia. Il serbo-croato utilizza due alfabeti: un alfabeto cirillico (bukvitza) che ricorda l'alfabeto russo (presso i Serbi e i Montenegrini), e un alfabeto latino un poco modificato utilizzato dai Croati e dai Bosniaci. Le forme della lingua letteraria serbo-croata utilizzati dai differenti popoli presentano varianti soprattutto lessicali, i Croati hanno molti elementi tedeschi, i Bosniaci invece si rapportano alla lingua turca.
La lingua slovena si divide in sette gruppi di dialetti. La lingua letteraria slovena è stata creata sulla base dei dialetti dell'alta e della bassa Kraijna. La lingua slovena ha adottato l'alfabeto latino.
Il macedone si rapporta alla branca orientale delle lingue slave meridionali. I principali gruppi di dialetti sono quelli dell'ovest, dell'est, del nord. La lingua letteraria si è formata sulla base delle parlate centrali del gruppo occidentale di dialetti. Essa utilizza l'alfabeto cirillico.
Fra le altre lingue slave diffuse in Jugoslavia, abbiamo il bulgaro, il ceco e lo slovacco. Il bulgaro appartiene al sottogruppo meridionale del gruppo di lingue slave. La scrittura del bulgaro utilizza l'alfabeto cirillico. Il ceco e lo slovacco appartengono al sottogruppo occidentale delle lingue slave. Le due lingue, utilizzano entrambi l'alfabeto latino e sono fra di loro simili in rapporto alla grammatica e al lessico principale.
Il complesso delle lingue slave è parlato da oltre l'80% del totale della popolazione della ex Jugoslavia.
Le altre lingue sono l'albanese, l'ungherese, il turco, il rumeno, l'italiano e il greco.
L'albanese è una lingua che appartiene ad un gruppo a parte nella famiglia indo-europea. L'albanese possiede molte caratteristiche che si rapportano al latino, al greco (antico e moderno), così come a diverse lingue romanze, slave meridionali ed anche al turco. Esistono due gruppi di dialetti albanesi: il ghego e il tosco. La lingua letteraria albanese moderna si è costituita alla fine del XIX° secolo Nei due dialetti principali che sono molto vicini gli uni agli altri. È soprattutto la forma toska (meridionale) della lingua letteraria che risulta la più largamente impiegata in Albania. Nel Kosovo sono parlati dialetti gheghi.
La lingua ungherese, in rapporto al lessico ed alla struttura grammaticale, si rapporta alle lingue degli Ugri dell'Ob della Russia (Khanti e Mansi). Inoltre l'ungherese ha subito influenze apprezzabili da parte delle lingue iraniane, turche e slave, così come anche dal tedesco. La lingua ungherese comprende sei dialetti principali, quello parlato in Serbia (Vojvodina) è il dialetto meridionale.
La lingua turca è classificata nel gruppo sud-occidentale (ognuz) della famiglia turca. Il suo lessico comprende numerose tracce persiane, arabe, greche, francesi e inglesi. Fino al 1928 la lingua turca era scritta in caratteri arabi, da quella data è stata adottato l'alfabeto latino.
La lingua rumena appartiene al sottogruppo orientale delle lingue romanze. Essa è nata dal latino volgare trasmesso alla popolazione locale dai conquistatori durante la dominazione romana. A differenza delle lingue romanze occidentali che presentano parecchi elementi tratti dalle lingue germaniche, il rumeno è stato influenzato fortemente dalle lingue slave. La scrittura si basa sull'alfabeto latino che ha rimpiazzato nel XIX° secolo L'alfabeto cirillico.
La lingue tedesca, greca ed italiana, parlate nei territori della Jugoslavia sono la prima il tedesco proprio e l'austriaco, quest'ultimo come parlata tratta da un dialetto dell'alto-tedesco (molto differente dal tedesco letterario), la seconda è una parlata tratta dai dialetti settentrionali (Macedonia greca), la terza è affine ai dialetti veneti.
Evoluzione delle etnie "jugoslave" interessate da movimenti demografici negli anni tra 1990 e 2007
(A) - In Bosnia e Croazia la presenza di Albanesi è del tutto trascurabile; nel Kosovo essa è aumentata, ma solo in termini percentuali, in seguito alla cacciata delle etnie non musulmane (Serbi, Montenegrini, Rom, ecc.). In termini assoluti il numero di Albanesi è anzi diminuito posto che almeno 100.000 fra essi fuggiti dai bombardamenti della NATO del 1999 sono rimasti o in Macedonia, pochissimi in Albania, il resto in altri Paesi esteri. In totale durante i bombardamenti NATO si erano spostati fuori dal Kosovo oltre 800.000 Albanesi, 268.000 in Macedonia e 464.500 in Albania. Da notare che la percentuale attuale - che è all'incirca dell'85% del totale della popolazione del Kosovo - veniva invece sbandierata "prima dell'intervento della NATO" (persino aumentata fino ed oltre il 90%) per indicare che il Kosovo era totalmente albanese. Circa 250.000 albanesi provenienti dall'Albania sarebbero penetrati nel Kosovo dopo la fine dei bombardamenti della NATO.
(B) - Il numero di Bosniaci è drasticamente diminuito in Bosnia dopo il conflitto 1992-1995, quando circa 400.000 fra essi si spostarono fuori dalla Bosnia e successivamente oltre il 92% è rimpatriato, ponendo il numero di Bosniaci attuali su un livello pressoché uguale a quello del 1990. Dei 369.000 rimpatriati, 340.000 si portarono nella Federazione croato-musulmana e 29.000 nella Repubblica Srpska (serba). In Croazia i Bosniaci sono rimasti in numero invariato e nel Kosovo sono diminuiti notevolmente. Molti bosniaci musulmani (bosnjak) sarebbero fuggiti in Serbia (insieme ai Croati sarebbero circa 600.000).
(C) - Nel Kosovo i Croati sono diminuiti, ma in una quantità trascurabile. In Bosnia una parte fra loro si sono spostati in Croazia mentre una parte di Croati presenti in Serbia si sono portati in Bosnia, dove il loro numero appare pressoché stabile. L'aumento notevole di Croati in Croazia è dipeso principalmente dalla cacciata di Serbi in precedenza abitanti la Kraijna e la Slavonia. Molti Croati sarebbero fuggiti in Serbia (insieme ai Musulmani Bosniaci sarebbero circa 600.000).
(D) - I Serbi sono diminuiti un po' ovunque, sebbene la loro quota percentuale appaia aumentata in Bosnia, ma ciò è dovuto al calo generale del numero di abitanti della regione e nondimeno alla diminuzione di Croati nella Bosnia. Il calo è invece evidente, anche in termini percentuale, soprattutto in Croazia e nel Kosovo. Del totale dei Serbi fuggiti dalla Croazia, 289.800 si portarono in Serbia, 24.900 in Bosnia. Attualmente si trovano ancora 50.000 Serbi in Slavonia (Croazia). Dalla Bosnia andarono via in Serbia, 190.000 Serbi, mentre i fuggiti dalla Slovenia e dalla Macedonia sono in tutto 4.400. Del totale dei rifugiati Serbi (484.200), 469.400 si portarono in Serbia-Vojvodina, 14.400 in Montenegro e 400 in Kosovo. Le uniche zone in cui i Serbi risultano aumentati in termini assoluti e percentuali sono la Serbia propria e la Vojvodina, a motivo dei molti fuggiti dalla Croazia (289.800) e dalla Bosnia (190.000).
1 - 1999: Repubblica Federale di Jugoslavia; 2002: Repubblica Federale di Serbia e Montenegro; 2007: Repubblica di Serbia. Nel 2007 la stima di popolazione di Serbia+Montenegro, dà 10.483.000.
Note:
1. Per "Jugoslavia" si intende qui il complesso delle regioni e degli Stati che sin dal 1918 sono stati indicati come "Regno dei Serbi dei Croati e dei Sloveni", dal 1929 "Regno di Jugoslavia", dal 1945 "Repubblica popolare federale di Jugoslavia, dal 1963 "Repubblica socialista federale di Jugoslavia" e, attualmente, "Paesi dell'ex Jugoslavia". La "Repubblica Federale di Jugoslavia" (quindi, non più socialista), nata dalla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, nata nel 1992, avrà termine nel settembre del 2002, quando si chiamerà "Repubblica Federale di Serbia e Montenegro" e dal 2007 solo "Repubblica di Serbia", per l'avvenuto distacco del Montenegro.
2. Kosovo e Metohija e la definizione esatta di questa regione, abbreviato Kosmet.
3. Secondo l'ultimo censimento completo (2002), la provincia ha una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti, così suddivisa: serbi 65,05%, ungheresi 14,28%, slovacchi 2,79%, croati 2,78%, non dichiarati 2,71%, jugoslavi 2,45%, montenegrini 1,75%, romeni 1,50%, rom e sinti 1,43%, sloveni 0,01%, bunjevci 0,97%, ruteni 0,77%, macedoni 0,58%, ucraini 0,23%, slavi musulmani 0,18%, tedeschi 0,16%, albanesi 0,08%, bulgari 0,08%, cechi 0,08&. russi 0,05%, gorani 0,03%, bosniaci 0,02%, valacchi, 0,0%, altri 0,26%, non specificati 2,71%, sconosciuti 1,17%.
EPILOGO:
Il saggio di Gianni Viola conferma - semmai ce ne fosse bisogno - le tesi da noi sostenute nella Prefazione, la principale delle quali, formulata già nel 1991, si riferisce alla sciagurata deliberata intenzione dell'Occidente - come dire del mondo capitalista, con in testa gli Usa - di cancellare l'entità socio-politica Jugoslavia, perché incompatibile con quest'ultimo, strappandole un pezzo dopo l'altro, iniziando dalla Slovenia e dalla Croazia. Più tardi, nel 1999, avevamo denunciato il fine inconfessabile dei bombardamenti (maggiore responsabile l'ex comunista Massimo D'Alema): lo scippo della provincia Kosovo e Metohija. Ancora nel 2007, il riconoscimento ufficiale di questa regione conferma il fine appena denunciato. È ben evidente che i diritti umani sono un miserabile pretesto, lo scopo restando quello di procedere con la ulteriore disgregazione della Jugoslavia, provocando e sostenendo il secessionismo "etnico".
Vale la pena di elencare alcune tappe salienti di questa politica di distruzione premeditata:
- I primi accenni del disegno Occidentale risalgono a subito dopo la morte di Tito, avvenuta nel maggio del 1980. Negli anni immediatamente successivi la Jugoslavia non era contraria alle riforme mondiali in corso e, nel 1989, presenterà richiesta di ammissione alla Comunità Europea. Lo standard economico del paese era pari a quello della Spagna, che vi sarà ammessa mentre la Jugoslavia ne resterà fuori. È già un segnale premonitore di un'Jugoslavia condannata a non esistere.
- Il 28 novembre 1990, sul "New York Times" appare un articolo dal titolo significativo: "La Jugoslavia esisterà ancora per 18 mesi". Il testo, che di per sé conferma la premeditazione del disegno distruttivo, non esclude scontri bellici fratricidi, cioè fra le popolazioni jugoslave, e preannuncia che il principale responsabile di essi sarà considerato Slobodan Milosevic. Lo stesso contenuto apparirà il giorno successivo anche su quotidiani italiani. È il 29 novembre, festa nazionale della repubblica jugoslava: è solo una coincidenza?
- La Jugoslavia comincia a subire il boicottaggio da parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, che privilegiano le repubbliche secessioniste, conformi agli interessi dell'Occidente. Nel 2000 il capolavoro di Tito, pur ridotto nei limiti di una Federazione Serbo-Montenegrina, è ancora in grado di resistere agli effetti di un feroce embargo decennale e agli impietosi bombardamenti della Nato. Belgrado è già cosciente del disegno distruttivo che incombe sulla sua testa, ovvero dell'intenzione occidentale di cancellare il nome della Jugoslavia dalle carte geografiche.
- Un'ulteriore conferma ci viene da Javier Solana, già plenipotenziario delle Nazioni Unite e quindi responsabile della Nato. Dopo il golpe dell'ottobre 2000, costui venne a Belgrado per dichiarare che la Repubblica Serbo-Montenegrina non poteva più chiamarsi Jugoslavia e per farsi, nel contempo, sponsor della nuova "Unione di Serbia e di Montenegro". Quest'ultima entità sarà essa stessa dissolta con un referendum manipolato, voluto ed approvato dall'Unione Europea nel 2006.
- Anche dopo il golpe si era continuato a definire Milosevic un criminale di guerra - reo di avere difeso la Serbia - e pertanto anche lui andava eliminato. Infatti, nonostante le promesse garanzie, date anche per iscritto, da parte di Zoran Djindjic, di Kustonica e del Capo della Polizia, che il presidente sarebbe stato processato a Belgrado, nella primavera del 2001, lo stesso è stato prelevato dal carcere della capitale e trasportato arbitrariamente all'Aja, dove, come si sa, lo si è praticamente assassinato - probabilmente avvelenato - simulando il decorso fatale di non si sa quale patologia. Per umiliare vieppiù il popolo serbo, il detto sequestro è avvenuto alla vigilia di Vidovdan, la ricorrenza di San Vito, che cade il 28 giugno. Questo giorno ricorda la storica battaglia di Kosovo Poljie, del 1489, quando i Serbi si sono battuti contro gli Ottomani. È l'anniversario più significativo della storia serba: è una coincidenza anche questa?
- L'immane tragedia dell'annientamento della Jugoslavia per smembramento progressivo non si sarebbe mai potuta realizzare se le potenze occidentali non avessero trovato ampio riscontro nelle forze reazionarie sopravvissute all'interno della Jugoslavia stessa. Riuscite ad immaginare la somma di lutti e di famiglie colpite dal dolore a causa di una così grande guerra fratricida?
- Tito aveva spesso ammonito: "Se rimarremo uniti, non dovremo temere nessuno". Ai traditori della causa socialista è rivolto tutto il nostro disprezzo jugoslavo come a tutti leader mafiosi delle nuove repubblichette, che abbracciano i nuovi conquistatori e innalzano monumenti a coloro che hanno massacrato la propria stessa gente, come in Kosovo, fautore lo stesso Bill Clinton.
- La storia, specie quella più recente, conferma puntualmente quanto ebbe a scrivere la nostra indimenticabile amica e compagna Milena Cubrakovic già nel luglio del 1994:
"In gran fretta sono svanite le tue speranze
ed in cenere sono ridotte le tue ricchezze.
Povero popolo jugoslavo:
ti hanno proprio ingannato!
Qualunque cosa avessi scelto,
chiunque avessi votato
saresti stato comunque condannato".
Roma, settembre 2010
Ivan Pavicevac
LE BASI MILITARI STATUNITENSI IN ITALIA:
GENERALITÀ
Una base è essenzialmente una località circondata da segreto che, per definizione, può nascondere segreti. Ciò che esiste al suo interno, uomini e materiali, è difficile, quando non impossibile, da conoscere nel dettaglio. Una base si configura come un'isola incastonata all'interno del nostro territorio nazionale, una porzione di superficie alla quale non si può avere libero accesso (cosa che sarebbe, invece, legittimo concedere, se non altro, alle Autorità preposte) e che, nel contempo, alla pari delle sedi diplomatiche (ma queste ultime avendone pieno diritto) gode di prerogative di extraterritorialità. Non solo. Gli USA hanno basi sparse in tutto il Mondo. Quelle ospitate in alcune porzioni di superficie del nostro territorio da una parte non sono accessibili ai diretti controlli istituzionali (e quando lo sono, lo sono segretamente, cioè con formule truccate), dall'altra fanno parte di una ragnatela che le connette ad altre basi. La loro stessa esistenza, in tal modo, viola i confini statali senza alcun riguardo per gli accordi internazionali. Viene quasi da ridere al pensiero che i nostri confini siano violati dagli immigrati clandestini. Mi pare che nel caso delle basi si sia in presenza di ben altri immigrati e di ben altri clandestini. Anche qui, come in altre faccende, ciò che manca, innanzitutto, è la decenza!
FUNZIONI
Da un punto di vista specificamente militare, una base è un luogo dove possono essere custodite delle forze ma anche un luogo di ridistribuzione e proiezione delle stesse. All'interno essa permette l'addestramento d'uomini e mezzi e lo svolgimento di "operazioni di spionaggio e sabotaggio". Il riserbo mantenuto su tali luoghi consente anche la sperimentazione d'apparecchiature segrete e può essere un punto di riferimento per la condotta della navigazione elettronica.
A quanto risulta da una serie di inchieste giudiziarie, in Italia le basi NATO sono state utilizzate come nascondiglio clandestino per operazioni speciali che facevano capo a "Gladio" (esercito anticomunista organizzato da NATO-CIA) e anche da deposito di armi per la medesima organizzazione. Si è ipotizzato inoltre che le "operazioni" consistessero in organizzazioni di "colpi di stato" e in "attentati" (1960-1985).
In particolare, attraverso accordi "sotterranei" tra i servizi Usa (la Cia) e quelli italiani (Sifar) fu a suo tempo possibile la costituzione di "Basi Nazionali Clandestine" (BNC, come quelle operanti con la Gladio) e di depositi di armi nascosti (i cosiddetti Nasco), oltre alla costruzione di gruppi di operatori speciali dei servizi chiamati "Ossi", la cui identità rimaneva celata tramite l'uso di documenti segreti. In seguito, la seconda Corte di Assise di Roma con sentenza del 21 dicembre 1996, dichiarò tali gruppi "eversivi dell'ordine costituzionale". Ma ciò non è tutto. Sin dal 1952, con uno dei primissimi accordi segreti, i servizi americani ed italiani si accordarono per la costruzione della base di Capo Marargiu di Gladio in Sardegna. Si trattava "ufficialmente" di una base italiana, tuttavia progettata e pagata dagli Usa, che avrebbe ospitato, in caso di colpo di Stato (auspicato per evitare l'ingresso del PCI nell'area di governo) i personaggi considerati politicamente pericolosi (i cosiddetti enucleandi). La lista di questi "deportabili", circa seicento fra uomini di cultura, politici e professionisti di varia estrazione politica e sociale, esiste tuttora, ma nessuno si è mai fatto carico di renderla pubblica.
In maniera più che esplicita. nell'accordo italo-statuniitense del cosiddetto piano Demagnetize (smagnetizzare i comunisti), un'altra diavoleria uscita fuori dalle menti malate degli ultra-atlantici, si legge: "I governi italiano e francese non devono essere a conoscenza, essendo evidente che l'accordo può interferire con la loro rispettiva sovranità nazionale". Com'è evidente, nel caso specifico, erano addirittura esclusi dalla conoscenza i governi italiano e francese, mentre tutto si svolgeva a livello dei Servizi Segreti dei rispettivi Paesi, in combutta con la CIA.
DEPOSITO DI ARMI
Può capitare - e capita - che armi bandite nell'ambito dello Stato ospite (ad esempio le mine antiuomo), siano invece tranquillamente conservate nei depositi di armi delle basi NATO, in attesa di essere utilizzate. Nel nostro paese, infatti, è stato stabilito che tali armi venissero distrutte, ma nelle basi USA ne continuano a rimanere conservati grandissimi quantitativi: da lì possono essere spedite in tutto il mondo, in tal mondo violando anche la legge italiana che limita e condiziona la vendita delle armi, ma che non vale per le basi straniere. Per quanto se ne sappia, allo stato attuale, Milano, dopo New York, è la seconda piazza del Mondo, per la vendita di armi.
Solo per fare qualche esempio, nelle basi NATO di Aviano nel Friuli e Ghedi in Lombardia, sono presenti novanta testate atomiche e noi sappiamo che un referendum ha stabilito - nel nostro paese - la messa al bando dell'energia atomica per usi civili, figuriamoci per usi militari. Va precisato che le armi nucleari e i vettori custoditi in alcune basi sono nelle condizioni di portare distruzione anche oltre i confini italiani, in altre parole ben al di là di quei limiti che la Costituzione considera come "riferimento" per il concetto di difesa. Sono così violati gli articoli 11 (primo e secondo comma), l'articolo 78 e l'articolo 87 (nono comma), e ci troviamo di fronte ad una deroga al principio del ripudio della guerra ed alle prerogative del Parlamento ed alle procedure costituzionali previste per lo stato di guerra. Va detto in ogni caso, per onestà, che dopo la partecipazione diretta dell'Italia, intesa quest'ultima non come somma indistinta d'individui, bensì come espressione delle congreghe governative rappresentative dei poteri forti (talmente forti da essere totalmente "asserviti agli interessi" dei Padroni d'Oltre Oceano!), alla cosiddetta "Guerra del Kosovo", essa, da un punto di vista istituzionale è già completamente compromessa, sporcata, infangata dal lordume guerrafondaio tipico d'ogni capitalismo che si rispetti.
PERSONALE
Riguardo al numero dei soggetti utilizzati all'interno delle basi Usa e Nato in Italia, non è del tutto noto, circostanza che configura in ogni caso un altro segreto idiota. Ad ogni modo, secondo le solite fonti ufficiose, dovrebbe trattarsi di circa 13.000 militari e 15.000 civili, dipendenti da 18 comandi di vario rango. La maggiore concentrazione di uomini si ha nelle basi di Camp Ederle (Vicenza), Aviano (Friuli), Camp Darby (Toscana), Napoli (Campania), Sigonella (Sicilia) e S. Vito dei Normanni (Puglia, parzialmente smobilitata e riusata temporaneamente in occasione della guerra del Kosovo e recentemente dismessa).
RUOLO STRATEGICO
L'Italia rappresenta una delle più importanti basi di stazionamento e logistiche per le operazioni dentro e oltre la regione immediata. A proposito della regione centrale europea, l'Italia presenta il vantaggio militare di profondità strategica garantendo, allo stesso tempo, una presenza-chiave sulla linea del fronte nel Mediterraneo.
Il ruolo strategico delle basi USA in Italia è fuori discussione: l'Italia contribuisce attivamente alle cosiddette "operazioni di sicurezza". In realtà si tratta solo d'"azioni di disturbo nei confronti di Paesi sovrani". Da ultimo, nelle missioni contro la Jugoslavia, le basi Nato in Italia ebbero un ruolo essenziale nel sostegno alle operazioni in Bosnia, in Serbia e nel Kosovo. Inoltre lungo lo spartiacque Veneto-Friuli è presente una linea di postazioni missilistiche, servite da una vera e propria catena di radar e in Puglia, nel 1957, furono installati 30 missili a medio raggio (2500 Km) con testata atomica.
Com'è noto le basi Usa e Nato in Italia sono state nel tempo costituite sulla premessa di un presunto "stato di necessità" per fronteggiare la minaccia sovietica, all'insegna della segretezza e in rapporto ad una esigenza di protezione rispetto al blocco di Varsavia.
La minaccia sovietica (che del resto fu una minaccia presente solo nelle menti malate dei generali yankee e di qualche collega "pari" italiano) è ora visivamente scomparsa. Non sono però scomparse le basi, anzi, a tal proposito, si nota addirittura un deciso incremento nella loro consistenza in uomini e mezzi. Un esempio è la base di Aviano, che, in tempi recenti, ha visto quasi raddoppiare il personale operativo interno.
Se la guerra fredda è finita, c'è da chiedersi perché tali esigenze di sicurezza e segretezza siano ancora esistenti. E c'è da chiedersi, ancora, se si possa continuare a tenere il Parlamento all'oscuro di tutto ciò che succede all'interno di queste sedi extraterritoriali, considerabili a tutti gli effetti "covi di sovversione contro la sovranità del nostro Paese". A proposito di tale pasticcio non sarà inutile ricordare che esistono dei "protocolli segreti aggiuntivi della Nato" che, ancora a distanza di oltre mezzo secolo, non conosciamo né sommariamente né tanto meno nei dettagli. Si tratta ovviamente di una materia che ci fa capire chiaramente la condizione di "sovranità limitata" in cui ci troviamo, tacitamente accettata da tutti i governi della Repubblica.
POSIZIONE GIURIDICA
Se andiamo ad esaminare il retroterra giuridico che ha permesso il sorgere di queste basi in Italia, troviamo l'articolo 80 della Costituzione in base al quale è stabilito che la stipula dei trattati internazionali, essendo di natura politica, prevede arbitrati o regolamenti giudiziari, e qualora comportasse (com'è prevedibile) anche variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di legge, è stabilito che siano le Camere ad autorizzarne la ratifica tramite specifiche norme di legge. E tuttavia sappiamo che molti accordi internazionali rientranti nelle categorie dell'articolo 80 non sono mai stati sottoposti alla ratifica delle Camere ed alla ratifica, cosa ancora più grave, del Presidente della Repubblica, come previsto dall'articolo 87. In pratica, come più volte ripetuto, "molte basi sono sorte al di fuori della conoscenza e dell'autorizzazione del Parlamento".
È osservabile che operazioni più o meno segrete abbiano comportato in Italia la creazione di un numero enorme di basi ed insediamenti con la presenza di militari USA, ma fra questi solo alcuni sono stati sottoposti a verifica, in particolare solo quelli per i quali si prevedeva dovesse esservi uno scambio con un altro paese contraente e, conseguente ratifica. La verità è che alcuni trattati sono noti solo a livello governativo o, addirittura, dei servizi segreti. A parere dello scrivente è del tutto inconcepibile che né il Parlamento, né il capo dello Stato siano stati messi a conoscenza di taluni accordi.
Il deputato Mauro Bulgarelli, promotore di un referendum per smantellare qualsiasi armamento nucleare sul territorio italiano, redasse a suo tempo una proposta di legge per la desecretazione dei documenti di Stato, nonché per fare luce sulle troppe questioni che rimangono nascoste all'opinione pubblica, dalle basi militari alle stragi.
È chiaro che, pur di evitare che le Autorità venissero a conoscenza, in qualche modo, di questi accordi segreti, gli addetti ai lavori non sono stati con le mani in mano, ingegnandosi nel creare qualche inghippo. Uno fra i tanti, per esempio, ha ideato il farraginoso concetto di "accordi in forma semplificata", il che vuol dire, in pratica, che la conclusione dovrebbe spettare al governo per effetto di delega. In maniera più specifica si dice poi che nella questione interviene il problema del segreto: si afferma in ultima istanza che tutto ciò che riguarda le basi è coperto dal segreto e da una non altrimenti precisata "riservatezza". Conclusione: di fronte a tutto questo, anche le espressioni della sovranità nazionale, Camere in testa, devono inginocchiarsi.
Del resto l'articolo 64 della Costituzione recita: "Ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite possono deliberare di adunarsi in seduta segreta". Sta a vedere se sia il caso di fidarsi del Parlamento. Forse non più di quanto ci si possa fidare dei servizi segreti!
Tutto ciò premesso, a tutt'oggi in Italia non esiste una distinzione chiara tra basi USA e basi NATO con presenza statunitense. È, infatti, difficile determinare se e a quale titolo le basi, le installazioni e le infrastrutture presenti nel territorio italiano siano riconducibili alla NATO oppure siano legate ad accordi bilaterali Italia - Stati Uniti.
Da ciò deriva che tutte le installazioni gestite dagli statunitensi sono al tempo stesso comandi o infrastrutture della NATO e delle forze armate nordamericane. Tale ambiguità ha come conseguenza che non si sa mai con certezza chi dovrebbe esercitare la sovranità su queste installazioni, se gli statunitensi o gli italiani.
Complessivamente abbiamo quattro tipi di basi militari:
- Basi e infrastrutture concesse in uso agli USA, in base agli accordi segreti del 29 giugno 1951 e del 20 ottobre 1954. In base a tali accordi, e solo in teoria, le installazioni sono poste sotto comando italiano e i comandi USA detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni.
- Basi NATO, in base agli accordi dell'Alleanza Atlantica.
- Basi italiane "precettate" per l'assegnazione alla NATO, cioè messe a disposizione del blocco militare d'Oltre Oceano, in base agli accordi dell'Alleanza Atlantica.
- Basi promiscue (USA, NATO e Italia), in base agli accordi segreti di cui sopra e in base agli accordi dell'Alleanza Atlantica.
COSTO DI MANTENIMENTO
Mauro Bulgarelli, deputato verde, denuncia: ogni anno gli italiani versano in media 400 milioni di euro per mantenere ufficiali e soldati dell'esercito Usa di stanza nel nostro territorio, da Aviano alla Maddalena, da Ghedi a Camp Derby.
Tale dato è compreso nell'importante documento denominato "Report on Allied Contributions to the Common Defense" (rapporto sui contributi degli alleati alla difesa comune), dove possiamo estrapolare notizie riguardanti l'impegno complessivo del nostro fisco verso gli USA.
Questo documento, consegnato nel marzo 2001 dal Segretario alla Difesa al Congresso degli Stati Uniti, contiene a pag. 6 della sezione I, questa strabiliante notizia: "Italia e Germania pagano, rispettivamente, il 37 (l'Italia) e il 27% dei costi di stazionamento di queste forze (le forze armate USA, ndr)". Nel 1999, il tributo versato da Roma a Washington è stato pari a 530 milioni di dollari (circa 480 milioni di euro), mentre nel 2002 i contribuenti italiani parteciparono alle spese militari statunitensi per un ammontare di 326 milioni di dollari. 3 milioni furono dati in denaro liquido, il resto sotto forma di sgravi fiscali, sconti e forniture gratuite riguardanti trasporti, tariffe e servizi ai soldati e alle famiglie. La maggior parte dei pagamenti, si legge nelle carte ufficiali del Governo di Washington, nascono da "accordi bilaterali" ("bilateral agreements" nei testi originali) tra Italia e Stati Uniti, il resto viene dalla suddivisione delle spese in ambito Nato.
Dal documento "Nato Burdensharing After Enlargment", pubblicato nell'agosto 2001 dal Congressional Budget Office (Ufficio per il Bilancio) del Congresso USA, apprendiamo che il metodo di prelievo (alias di furto) adottato dagli USA, con la complicità dei governi italiani e a danno dei cittadini di questo paese coloniale, si chiama "burden-sharing" ("condivisione del peso").
In particolare (capitolo III, pagina 27), si legge, i comandi militari USA stimano che grazie a questi accordi, soltanto per le opere e i servizi nella base di Aviano, "i contribuenti - (taxpayers) - americani hanno risparmiato circa 190 milioni di dollari". E non è finita qui. Ancora nel rapporto "Defense Infrastructure", consegnato nel luglio 2004 al Congresso da parte dell'"Ufficio governativo per la trasparenza", (pag. 18) si legge che "nel bilancio 2001, Germania e Italia hanno dato i maggiori contributi, valutati rispettivamente in 862 e in 324 milioni di dollari". Si tratta, spiega il rapporto, di contributi diretti e indiretti "aggiuntivi rispetto a quelli della Nato".
C'è da chiedersi, a questo punto, cosa succederebbe nel caso in cui (eventualità "molto remota") un qualche governo italiano, decidesse, in ordine alla difesa degli interessi nazionali, di disporre, come del resto sarebbe nel diritto di ogni Stato Sovrano (ma l'Italia, non lo è) di disporre la chiusura di una base militare. Da documenti più volte apparsi su Internet si evince che "i pagamenti di denaro italiano agli Stati Uniti non finiranno nemmeno nel caso ipotetico di chiusura di basi e installazioni nel nostro Paese". Tale situazione è da imputare a specifici patti siglati dai governi di Roma e Washington e denominati "Returned Property - Residual Value", peraltro reperibili negli atti ufficiali del Congresso americano. Si tratta di un meccanismo, tuttora in vigore, confermato di recente. In un'interessante testimonianza rilasciata dal colonnello Dean Fox (capo del Genio dell'Aviazione Usa in Europa) ai parlamentari degli Stati Uniti l'8 aprile del 1997, si legge che "Il ritiro (delle truppe, ndr) e la conseguente restituzione di alcune ex basi degli Stati Uniti alle nazioni ospitanti ha creato l'opportunità per gli Stati Uniti di reclamare il valore residuale come risarcimento degli investimenti statunitensi".
In pratica, siamo alla presenza di un diritto al pagamento delle "migliorie" apportate dalle forze armate Usa a territori che avrebbero avuto prima un valore inferiore. È un po' il discorso dei colonialisti che dicono: è vero vi abbiamo occupato, però vi abbiamo fatto strade, infrastrutture e quant'altro. Ora pagateci! Gli accordi riferiti all'Italia sono descritti (pag. 17) nelle "osservazioni preliminari" del rapporto che l'Ufficio della Casa Bianca per la trasparenza (il Goa) ha consegnato al Congresso nel luglio del 2004. In tale documento si legge che "Italia: gli accordi bilaterali stabiliscono che se il Governo italiano riutilizza le proprietà restituite entro tre anni (dalla restituzione, ndr), gli Stati Uniti possono riaprire le trattative per il valore residuale".
In parole povere la conseguenza di tale clausola è che, oltre al pagamento dell'indennizzo, l'accordo prevede il riuso delle terre, in seguito all'aumento del rimborso. Appare a questo punto, grottesca la norma che prevede che gli Usa paghino alla nazione ospitante i danni ambientali, se non altro perché in un rapporto della Commissione governativa per le basi militari all'estero (9 maggio 2005) si legge che finora questi costi sono risultati "limitati". Del resto danni ben più che ambientali, come la "strage del Cermis", sono rimasti impuniti ed hanno ridicolizzato il nostro Paese, sbeffeggiato dalla giustizia USA. In conclusione: esiste un'intesa bilaterale USA-Italia, ma in caso di dismissioni di basi, il nostro Paese deve risarcire gli USA per "l'investimento" e se il sito militare chiude c'è anche l'indennizzo! Tutto giusto, come sempre.
QUANTE SONO LE BASI USA IN ITALIA?
In Italia esistono ufficialmente 120 basi dichiarate, oltre a 20 basi militari Usa totalmente segrete ed ad un numero variabile (al momento sono una sessantina) d'insediamenti militari o semplicemente residenziali con la presenza di militari USA. Per quanto riguarda le basi segrete, non si sa ovviamente dove siano, né che armi e che mezzi vi si trovino. (1)
SIGLE
Usaf: aviazione;
Navy: marina;
Army: esercito;
Nsa: National Security Agency [Agenzia di Sicurezza Nazionale];
Setaf: Southern European Task force [Task Force Sudeuropea]
ABRUZZO
- Basi di avvistamento radar.
BASILICATA
- Pietraficcata (MT) - Centro di telecomunicazioni USA/NATO. Base segreta di avvistamento radar.
- Cirigliano (MT) - Comando delle forze navali USA in Europa.
CALABRIA
- Crotone (KR) - Stazione di telecomunicazione NATO-USA e radar NATO.
- Monte Mancuso (CZ) - Stazione di telecomunicazione NATO-USA. Si ritiene che nel passato i militari USA vi abbiano nascosto alcune testate nucleari da utilizzare in caso di aggressione e invasione sovietica.
- Nicastro (CZ) - Stazione di telecomunicazione NATO-USA.
- Sellia Marina (CZ) - Stazione di telecomunicazione NATO-USA (USA con copertura NATO).
CAMPANIA
- Agnano Terme (NA) - (nelle vicinanze del famoso ippodromo, km 10 da Napoli): Base dell'US-Army.
- Bagnoli (NA) - Quartier generale della NATO, sede di vari comandi di unità di servizi USA. È il più grande centro per le telecomunicazioni del Mediterraneo dell'US Navy che coordina tutta l'attività di comunicazione, comando e controllo del Mediterraneo. Comandi vari. A breve e medio termine questa base potrebbe subire un piccolo ridimensionamento.
- Capodichino (NA) - Aeroporto; base aerea utilizzata dall'USAF e dagli aerei dell'US Navy. Ha sostituito di recente quella dislocata presso Bagnoli (NA). Si estende nel suo sobborgo-satellite di Cirigliano ed ospita 3.500 uomini. Vi sono dislocate attività di supporto e logistiche ed anche importanti comandi della NATO, oltreché il comando della VI Flotta.
- Castel Volturno (CE) - US Navy Villaggio Coppola Via Delle Acacie.
- Giugliano in Campania (CE) - (Vicinanze del lago Patria, km 14 da Napoli) - Stazione e centro di telecomunicazione Comando Satcom.
- Grazzanise (CE) - Aeroporto militare della nostra aeronautica. Base aerea (saltuaria) usata dall'USAF - Base di partenza per aerei diretti nel Kosovo. Nel 1999, ed anche in altre occasioni, sono atterrati e poi ripartiti diversi F-117 e F-16C, nonché degli F/A-18D Strike Eagle.
- Ischia (isola di) (NA) - Stazione (antenna) e centro di telecomunicazione USA con copertura NATO.
- Lago di Patria (CE) - (Comune di Castel Volturno) - Stazione e centro di telecomunicazione USA, Comando Satcom.
- Licola (NA) - (Comune di Pozzuoli) - Stazione (antenna) e centro di telecomunicazione USA.
- Monastero (AV) - Stazione e centro di telecomunicazione (postazione radar) USA. Base militare. Installazioni per i collegamenti radio navali e aerei del Mediterraneo.
- Mondragone (CE) - Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico protetto: è qui che sarebbero spostati i comandi USA e NATO in caso di guerra. Funziona anche una stazione di telecomunicazione NATO.
- Monte Camaldoli (NA) - Stazione e centro di telecomunicazione USA.
- Monte Massico (CE) - Stazione e centro di telecomunicazione.
- Monte Vergine (AV) (Comune di Mercogliano) - Stazione e centro di telecomunicazione (postazione radar) USA. Base militare. Installazioni per i collegamenti radio navali e aerei del Mediterraneo.
- Napoli - Installazioni concesse in uso agli Stati Uniti. Importante base logistica durante la guerra del Kosovo. Quartier Generale Alfsouth della NATO, il Comando Sud dell'Alleanza (Comando supremo forze alleate sud Europa): Comando Compagnia della Security Force del Corpo dei Mariners; Comando Supremo Forze Navali USA sud Europa; Comando sommergibili del Mediterraneo; Comando Supremo delle Forze Aeree (flotta) USA per il Mediterraneo (Sud Europa); Comando della caccia aerea alla flotta sovietica (fino al 1991); Gruppi sommergibili; Sottomarini alleati nel Mediterraneo; Forze aeronavali alleate nel Mediterraneo; Comando in Capo delle Forze Aeree Alleate del Sud-Europa (COMAIR-SOUTH). Sede di un reparto aereo di collegamento per i comandi NATO. US Naval Supporty Activity, Cal. Marinella.
Alfsouth è competente su un'area di responsabilità che comprende cinque paesi membri (Grecia, Ungheria, Italia, Spagna e Turchia) e va dallo Stretto di Gibilterra al Mar d'Azov, comprendendo il Mediterraneo e il Mar Nero. Dal punto di vista della struttura militare della NATO, Alfsouth è sottoposto al Comando alleato europeo (Ace) e a sua volta ha alle sue dipendenze sei comandi subordinati: le Forze aeree alleate Sud (Airsouth) e le Forze Navali alleate (Navsouth), entrambi di stanza a Napoli, e i quattro comandi subregionali di Verona (Jesouth), di Larissa (Grecia, Jesouthcent), di Izmir (Turchia, Jesoutheast) e di Madrid (Spagna, Jesouthwst).
Il porto di Napoli viene normalmente utilizzato dalle unità civili e militari USA. Da Napoli (insieme a Livorno) transitano ogni anno 5.000 contenitori carichi di materiale militare. - È sede della VI Flotta (di stanza a Gaeta).
- Nisida (NA) - (isola collegata con ponte-diga alla terraferma) - Quartier generale della NATO (Base US Army) con 4.000 uomini. Base navale USA. Base chiusa di recente.
- Pozzuoli (NA) - - Uso dell'aeroporto da parte della NATO. US Navy - Uff. Carney Park - tel. 081-5263418.
EMILIA ROMAGNA
- Bologna - Staione trasmittente del Dipartimento di Stato USA.
- Castiglione di Cervia (RA) - Base missilistica. Base aerea di partenza di aerei italiani per il Kosovo.
- Lido delle Nazioni (FE) - Base missilistica USA-NATO.
- Miramare (RI) - Aeroporto. Stazione di telecomunicazioni NATO e USAF (US Department of State), distaccata presso il VII Reggimento Aviazione dell'Esercito Italiano.
- Monte Cimone (MO) - Stazione di telecomunicazione USA e USAF con copertura NATO.
- Monte S. Damiano (PC) - Base aerea USA con copertura NATO. Base aerea di partenza di aerei italiani per il Kosovo. Presidio militare e base USAF con copertura NATO. Base dell'aeronautica militare italiana. I soldati USA sono giunti nel 1991, in occasione della 1a Guerra del Golfo. Vi stazionano i Tornado del Cinquantesimo Stormo e del CLV Gruppo dell'AMI.
- Parma (PR) - Deposito dell'USAF con copertura NATO (forze aeree della NATO).
- Passiano di Coriano (FC) - Base missilistica.
- Pieveottile - Sito missilistico contraereo Hawk della NATO.
- Pissignano (RA) - (Comune di Cervia) - Base aerea utilizzata dalle forze militari USA e aeroporto NATO. Nel sito sarebbe presente un'area di stoccaggio di scorie radioattive e armi nucleari. Nella zona di confine tra la provincia di Cesena e quella di Ravenna, si trova l'aeroporto militare di Cervia-San Giorgio dove sono di stanza il XLVIII ed il LII Air Expeditionary Wing con F-15 e A-10.
- Poggio Renatico (FE) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO. Combined Air Operation Center #5. Deployable Combined Air Operations.
- Rimini (RI) - Gruppo logistico USA (Munitions Support Squadron) per l'attivazione di bombe nucleari. Nell'immediato entroterra si trova un gruppo logistico americano per l'attivazione di bombe nucleari.
- S. Egidio di Cesena-Chiaviche (FC) - Base missilistica.
- S. Giorgio di Cesena (FC) - Base aerea di partenza di azioni per il Kosovo.
- S. Giuseppe di Comacchio (FE) - Base missilistica.
- Villa Basse (FE) - Base missilistica.
- Zibello (PR) - Sito missilistico contraereo Hawk.
FRIULI - VENEZIA GIULIA
- Aquilieia (UD) - Base missilistica.
- Aviano (PN) - È la più grande base avanzata, la principale base aerea Nato del nord-Italia e la più grande base aerea del Mediterraneo. Ha un deposito nucleare e un centro di telecomunicazioni dell'USAF in Italia. Ospita un ragguardevole numero di forze aeree USA, il 40° gruppo aereo tattico USA, la 16ma Forza Aerea ed il 31° Gruppo da caccia dell'Aviazione USA., nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Base importante per funzione strategica e per uomini e mezzi impiegati. In base ai dati forniti dal Base Structure del 2008, oltre 3.500 soldati.
In questa base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell'USAF (un gruppo di cacciabombardieri) utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Importante base logistica durante la guerra del Kosovo. Con oltre 170 aerei (la maggioranza americani, con una minoranza di canadesi, spagnoli e portoghesi) è stata la principale base di partenza delle missioni NATO verso la Jugoslavia. Ospita inoltre 50 cacciabombardieri F-16 e 50 bombe atomiche. Negli anni '90 Aviano ha ospitato l'Awacs, l'Airbone Warming and Control System per il controllo del Mare Adriatico. Sedi: AAFES-Base exchange Warehouse, via de Zan; AAFES-Base exchange Europe Car Rental - via Aeroporto; AAFES-Base Exchange Manager - via Pedemonte Main Store Manager - via Pedemonte; AAFES-Aviano-Eao- via de Zan, 58; AAFES-Base exchange Ford New Car Saòles - via Pedemonte; Aeronautica Militare Comando Aeroporto Aviano - Via Pordenone.
Nel 1998 si verificò la strage del Cermis. Un aereo militare decollato dalla base di Aviano per un volo di addestramento, durante una manovra errata, tagliò i cavi di una funivia, uccidendo 20 persone. A tutt'oggi, per quell'atto criminale, nessun militare USA è stato punito.
- Caneva (PN) - Base missilistica con installazioni sottomarine.
- Casarsa (PN) - Base degli elicotteri NATO e della Unites States Air Force in Italia.
- Cividale del Friuli (UD) - Comando Nato (Nato mainteb. Supply organisation).
- Cordovado (PN) - Base missilistica.
- Maniago (PN) - Poligono di tiro addestrativo utilizzato dallUS Air Force (USAF). Il 27 novembre del 1986 due bombe inerti da esercitazioni caddero da un aereo che stava sorvolando la zona, finendo a pochi metri da alcune persone. In seguito si appurò che l'incidente era stato causato da quattro veicoli militari che stavano compiendo una manovra durante un'esercitazione. Un altro incidente simile era accaduto due anni prima, quando una bomba staccandosi da un aereo, era andata a finire sul tetto di una abitazione, penetrando fino al pavimento della cucina.
- Rivolto (UD) - (km 3.5 da Codroipo) - Aeroporto militare usato da una Base dell'USAF. Vi transitano F16C/J Fighting Falcon e F-117 Nighthawk alle dirette dipendenze del Comando US.Air-Force di Aviano.
- Roveredo in Piano (PN) - Deposito armi e munizioni dell'USAF.
- S. Bernardo (UD) - Deposito di munizioni dell'US Army. Base che risulta essere semplicemente un deposito munizioni dell'esercito atlantico.
- S. Donà di Piave (PN) - Base missilistica.
- Trieste (TS) - Base navale USA. Sede una base navale utilizzata a seconda dei bisogni della marina americana.
- Udine (UD) - Comando NATO - Base dove la presenza americana è stata ridotta.
- Vivaro (PN) - Poligono della VI Flotta USA.
LAZIO
- Casal delle Palme (LT) - Scuola di telecomunicazioni della NATO su controllo USA.
- Ciampino (Roma) - Aeroporto militare utilizzato dall'USAF (base saltuaria) - Strutture tecnico-logistiche. Installazione concessa in uso Agli Stati Uniti.
- Gaeta (LT) - Importante installazione USA per funzione strategica e per uomini e mezzi impiegati. Base permanente navale che ospita alcune unità maggiori (in particolare la nave ammiraglia) e il comando della VI flotta USA, oltre alla Squadra navale di scorta alla portaerei "La Salle". Basi di avvistamento. Ospita in tutto 40 navi, inclusa una portaerei, 175 velivoli e 25 militari. È previsto il suo trasferimento a Taranto. Sede di un importante comando della NATO. US Navy - Corso Italia, 71; US Navy Uffici Child Devel - Via Calegna, 28; US Navy Te Con Csa - Lungomare Caboto Giovanni, 504.
- Latina (LT) - Centro di ricerca della NATO (con compiti molto complessi). Communication and Informatation Center School (NCISS).
- Monte Cavo - Stazione per la telecomunicazioni statunitensi con copertura NATO. Vi si trovano anche installazioni sotterranee.
- Monte Romano (VT) - Poligono addestrativo (saltuario) di tiro utilizzato dall'US Army.Vi si addestrano le truppe del SOCOM (Comando per le Operazioni Speciali), detti dei "Berretti Verdi".
- Pratica di Mare (Roma) - (km 3 da Pomezia) Base aerea di partenza di aerei italiani per il Kosovo.
- Rocca di Papa (Roma) - Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO.
- Roma - Comando aereo per il Mediterraneo centrale della NATO. Centro di coordinamento logistico interforze USA-NATO, stazione NATO (collegio NATO per la Difesa). Defense College (US Navy).
- Vigna di Valle (Roma) (Comune di Bracciano) - Base aerea importante.
LIGURIA
- Finale Ligure (SV) - Stazione di telecomunicazioni dell'US-Army.
- La Spezia (SP) - Base NATO dove fanno abitualmente scalo unità navali americane.
- S. Bartolomeo (SP) - Centro addestramento antisommergibile di Saclant, che effettua studi oceanografici attinenti alla ricerca di sommergibili. Centro ricerca NATO per la guerra sottomarina. (Comando Undersea Research Center- Saclantcen). composto da tre strutture: il Saclant, il Maricocesco e la Mariperman.
LOMBARDIA
- Cavriana (MN) - Antenne telecomunicazioni NATO collegate con quelle presenti a Affi (Verona), Bagnoli (Napoli) e Ischia (Napoli).
- Grole di Castiglione delle Stiviere (MN) - USAF - AFCS - Comm. Det. 2189-19 Antenne telecomunicazioni situate sopra una collina (Monte Corna).
- Ghedi (BS) - Superficie 10 km2. Munitions Support Squadron - Distaccamento dell'USAF. Risulta una struttura composta da diversi piani sotterranei che in questa base coprono interessanti attività segrete.
Stazione di comunicazione, nonché deposito di bombe nucleari "B61", grossi contingenti di ordigni atomici (di recente la maggior parte di questi è stata spostata altrove, ma non sempre fuori dell'Italia). L'armamento nucleare risulterebbe presente sin dal 1961. Attualmente sembra che in un bunker sotterraneo (totale 11 bunker) siano disposte almeno 90 bombe nucleari. Le armi dovrebbero essere utilizzate da caccia Tornado dell'Aeronautica Militare. Sarebbero inoltre presenti 3 bunker in grado di sopportare attacchi di tipo nucleare, chimico e batteriologico costruiti tra il 1993 e il 1996 e contenenti attrezzature in grado di far sopravvivere 200 persone. Risulta che oltre a 1500 italiani stazionino permanentemente circa 150 militari USA con una permanenza media di 2 anni. È stata una base aerea di partenza di aerei italiani per la prima guerra del Golfo, l'intervento nell'ex Jugoslavia, la guerra in Afghanistan il Kosovo. Aeroporto Militare - Via Olivari. Base dell'aviazione italiana, ma anche una stazione di comunicazione, ma soprattutto deposito di bombe nucleari USA.
- Milano (MI) - High Readiness Forces Land (HQ).
- Montichiari (BS) - Base dell'USAF - Il personale americano è stato ridotto.
- Mortara (PV) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO.Remondò (PV) - (comune di Gambolò) - Base US-Army. All'apparenza sembrerebbe presente un radar per la sorveglianza aerea, ma vi sarebbe nascosto molto di più. La base ospiterebbe un Gruppo di Sicurezza Militare USA chiamato Majestic 12. Inoltre esisterebbe un tunnel sotterraneo in grado di mettere in comunicazione la base con l'esterno.
- Remondò (Pavia) - Presidio militare dove sono di stanza alcuni uomini dell'esercito americano, ma non solo. Secondo il sito del centro ufologico italiano, qui' sarebbe presente anche un distaccamento del gruppo di sicurezza militare statunitense denominato "Majestic-12", che tra i suoi scopi avrebbe anche la costituzione e l'organizzazione di operazioni sotto copertura da condursi di concerto con la C.I.A. per effettuare il recupero per gli USA di tecnologia ed entità extraterrestri manifestatesi nel territorio di potenze straniere.
- Solbiate Olona (VA) - Comando NATO. Questa base ospita Il NATO Rapid Deployable Corp, una struttura multinazionale il cui compito sarebbe quello di intervenire in tempi molto rapidi su scenari di crisi.
- Sorico (CO) - Antenna NSA, posta sul Monte Generoso al confine con il Ticino (Svizzera). Si tratterebbe di un punto di ascolto Echelon, con l'intercettazione delle comunicazioni (microonde) provenienti dall'Italia e dalla Svizzera. Nel sito è ospitata anche una antenna dell'NSA controllata dal Gchq, con i sistemi di sorveglianza elettronici Totalizer, Troutman, Silverweed, Ruckus, Moonpenny e Ultrapure.
MARCHE
- Falconara Marittima (AN) - Aeroporto, connesso con lo scalo civile Raffaello Sanzio. È stato un presidio militare utilizzato durante la Guerra del 1999 in Kosovo.
- Monte Conero (AN) - Stazione di telecomunicazioni e radar NATO, forse in direzione della regione del Vicino Medio Oriente.
- Potenza Picena (MC) - Base radar, stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) USA con copertura NATO.
PIEMONTE
- Cameri (NO) - Base aerea utilizzata dagli aerei NATO. In realtà si tratta di una base aerea USA con copertura NATO. Sono i presenti i caccia Eurofighters. L'8 aprile 2009 le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno dato parere favorevole al progetto "Joint Strike Fighter" JSF F-35: gli USA acquisteranno circa 2.500 JSF entro il 2034; gli altri saranno venduti all'estero. Da qui sono partiti soldati per la prima guerra del Golfo e per quella più recente dell'Afghanistan.
- Candelo-Massazza (VC) - Base d'addestramento dell'US-Air-Force e dell'US-Army, con copertura NATO.
- Montegiogo (AL) - Centro di comunicazione della NATO.
PUGLIA
- Brindisi (BR) - Il porto è normalmente usato dagli americani (Base navale USA). Aeroporto militare, base di partenza per aerei diretti nel Kosovo. Infrastruttura della NATO. Base logistica. USAF Air Base - Via U. Maddalena, 1; Afcmc Det 16 Usaf San Vito As - Hanger Velivoli Iam - Via Materdomini.
- Foggia (FG) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea).
- Gioia del Colle (BA) - Base per la ridislocazione di aerei americani - Base aerea NATO, normalmente usata dagli americani, strettamente collegata con Punta della Contessa (Brindisi). Vi è di stanza il 36° Stormo dell'Aeronautica Militare. Aerei italiani impiegati nella guerra del Kosovo. Base aerea USA di supporto tecnico. Sono presenti i caccia Eurofighter.
- Grottaglie (TA) - Stazione NATO istituita nel 2002 per consentire interventi di estrema rapidità, al comando di forze aeronavali e anfibie NATO. Le azioni sarebbero previste in caso di crisi nell'area del Mediterraneo o in quelle circostanti e i compiti consisterebbero nel mantenimento o imposizione della pace, aiuti umanitari e difesa collettiva e, in particolare, contro la proliferazione della armi di distruzione di massa.
La stazione è ospitata presso la Caserma Maristeli dove è presente anche la base degli aerei a decollo verticale, gli Harrier, peraltro spesso ormeggiati sulla nave Garibaldi, e sono predisposti per il lancio di ordigni nucleari. Dopo appena un mese dalla creazione, questa stazione diventò sede del Comitmarfor, inserito nell'Comstrikforsouth, ovvero il comando atlantico per l'Europa del sud.
- Martina Franca (TA) - Impianti della rete radar Nadge USA - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO. Base dove opera il III Roc della NATO, una delle principali strutture di comando di guerra. Dipende dalla V Ataf, la forza aerea tattica alleata della NATO. Esso opera in sintonia con l'installazione di Montedragone per il coordinamento di tutte le forze terrestri, navali ed aeree dei Paesi della NATO, con quella di Affi e di Grezzana.
- Monte Iacotenente (FG) - (Promontorio del Gargano). Impianti del complesso radar Nadge USA.
- Monte S. Angelo (FG) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO.
- Otranto (LE) - Impianti della rete radar Nadge USA - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO.
- Punta della Contessa (BR) - Poligono di tiro USA-NATO, strettamente collegato con Gioia del Colle (Bari).
- S. Vito dei Normanni (BR) - Base che ospita il 499° Expeditionary Squadron e l'Electronics Security Group (base dei servizi segreti - gruppo d'intelligence elettronica del NSA). Base radar, centro di informazione elettronica dell'USAF. Personale: 1.000 militari. Il numero dei militari statunitensi è stato ridotto e di recente la base è stata disattivata.
- Taranto (TA) - Base navale USA, Dipartimento marittimo dello Jonio e Alto Adriatico. Deposito USA NATO. High Readiness Force (Maritime) HQ. Sede del Maridipart. Sebbene la base sia giuridicamente sotto il comando italiano, essa è chiamata a funzionalità logistiche in prevalenza NATO. In particolare le funzioni della base riguardano il rifornimento, la riparazione e il controllo delle operazioni di combattimento. Nella base sono presenti torpedinieri e sommergibili. Inoltre, il recente ampliamento avvenuto con fondi di tutto il Patto Atlantico, permette ai vari mezzi di attraccare nei tre diversi siti in cui è divisa la base. Un fatto notevole è che nel canale di Otranto, con una certa frequenza, transitano sommergibili a propulsione nucleare, ciò che giustifica il "Piano di emergenza per Taranto riguardante incidenti ad unità militari a propulsione nucleare" la cui operatività prevede l'evacuazione della città. Si tratta di un piano, rimasto segreto per tanti anni e diffuso via Internet dal sito PeaceLink nel settembre del 2000. In precedenza era stato richiesto alla Prefettura di Taranto ed era stato ottenuto solo ricorrendo legalmente ad un "diritto all'informazione", contenuto nel Decreto legislativo 230/95.
Nei pressi di Taranto, si trovano un piccolo arsenale militare atto alla riparazione ed alla manutenzione delle navi e sono presenti inoltre l'High Readiness Force della marina statunitense, il sistema di intercettazione telematico C4i, che è la più avanzata rete telematica militare per comunicare informazioni e "spiare" obiettivi da colpire.
- Villaggio Amendola (FG) - Comune di S. Marco in Lamis) - Base aerea NATO di partenza di aerei italiani per il Kosovo. Installazione concessa in uso agli Stati Uniti, dove sono spesso di stanza aerei NATO di Olanda e Belgio.
SARDEGNA
- Barbagia (NU) - Campi di addestramento per le truppe NATO.
- Cagliari (CA) -Deposito della NATO e degli USA. Base navale USA. Basi di missili nei dintorni di Cagliari.
- Capo Frasca (OR) - Poligono di tiro della NATO e dell'USAF - Vi si trovano impianti radar, eliporto, basi di sussistenza (collegato con Torre Frasca, Torre Grande di Oristano e Sinis di Cabras).
- Capo S. Lorenzo (CA) - Poligono di tiro dell'USAF - Zona di addestramento unità della NATO e della VI Flotta USA con attività nelle varie combinazioni terra-aria-mare.
- Capo Teulada (CA) - Principale base NATO in Sardegna. Si estende da Capo Teulada (CA) a Capo Frasca (OR). copre un tratto di costa di circa 100 chilometri, 7.200 ettari di terreno e più di 70.000 ettari, "proibiti" per la popolazione civile, nonostante siano tra le più affascinanti di tutta l'isola. Qui infatti sorge il poligono di tiro per le esercitazioni aeree ed aereonavali della VI Flotta statunitense e delle unità corazzate della NATO in generale.
- Decimomannu (CA) - Aeroporto USA, fra i più grandi (come tre scali civili!) con copertura NATO. L'USAF ha una base utilizzata per le esercitazioni nei vicini poligoni. È l'aeroporto probabilmente più grande della NATO. La sua superficie è vasta quanto quella di tre aeroporti civili. Si tratta di un vecchio aeroporto rimesso in funzione nel 1995 in seguito ad un accordo tra Germania, Canadà ed Italia. Utilizzato da forze italiane, NATO e USA. Il personale militare statunitense è stato ridotto. La base è utilizzata anche dalle truppe tedesche.
- Elmas (CA) - Aeroporto e base aerea dell'US-Air-Force.
- Isola de La Maddalena (SS) - Comune di Santo Stefano. A tre miglia dalla costa -Comando della 22^ Squadriglia sottomarini nucleari dell'US Navy. Importante base di appoggio per i sottomarini nucleari, ovvero base atomica USA, con deposito di munizioni. Base di sommergibili. Squadra navale di supporto alla portaerei americana "Simon Lake". Installazione importante per funzione strategica e per uomini e mezzi impiegati. È sede di una nave di appoggio, la Ernory Land. Base aerea. Di recente la base è stata chiusa.
- Monte Arci (OR) - Stazione di telecomunicazione USAF con copertura NATO.
- Monte Limbara (SS) - (km 12 da Tempio Pausania, tra Oschiri e Tempio) - Stazione di telecomunicazione NATO e USAF e base missilistica USA.
- Monte Urpino (CA) - Deposito munizioni della NATO e degli USA, soprattutto materiale missilistico.
- Oristano (OR) - Varie installazioni militari USA.
- Perdasdefogus (NU) - Campo di addestramento: base missilistica sperimentale (poligono missilistico) di tiro per esercitazioni dell'USAF.
- Salto di Quirra (CA) - (Pressi di Villaputzu) Poligono di tiro dell'USAF - Una vasta zona comprendente poligoni missilistici sperimentali e di addestramento interforze.
- Santu Lussurgiu (OR) - Stazione di telecomunicazioni USAF con copertura NATO.
- Serrenti (CA) - Depositi militari USA.
- Sinis di Cabras (OR) - Stazione di telecomunicazione NATO e USAF e centro elaborazioni dati (NSA). Centro del NAS per l'elaborazione dei dati, si ritiene provenienti dalla vicina installazione di Torre Grande.
- Sulcis Iglesiense (zona costiera) (CA) - È la più grande zona addestrativa straniera che include in pratica tutta la costa da Capo Teulada a Capo Frasca, circa 100 chilometri. La zona è usata per esercitazioni aeree ed aeronavali della NATO e della VI Flotta (tiro contro costa) ed include anche un centro addestramento per unità corazzate.
- Tavolara - isola (SS) - (11 miglia da Olbia) - Deposito della NATO e degli USA - Base USA per stazione radiotelegrafica ad onda lunga di supporto ai sommergibili della US Navy. Base navale USA di addestramento dei Mariners.
- Tempio Pausania (SS) - Base NATO per ricerche elaborazioni dati ed impianti radar. (Inizialmente furono installate anche rampe missilistiche nella zona di Limbara, tra Oschiri e Tempio). Installazioni sotterranee.
- Torre Grande (Marina di) (OR) - Base radar NSA.
SICILIA
- Acireale (CT) - US Navy Air Station (residenza di militari USA) - Department Of the Navy - Housing Department - Via Barbagallo - Ctr. Pennisi - Santa Maria La Stella. Di recente la sede residenziale è stata chiusa.
- Augusta (SR) - Porto-base utilizzato dalla Marina USA (VI Flotta) - Deposito di munizioni - Installazione concessa in uso agli Stati Uniti. Pontile per l'attracco di sommergibili nucleari, con missili Polaris. Probabili gallerie sottomarine per sommergibili con penetrazione nell'entroterra costiero.
- Birgi (TP) - Aeroporto utilizzato da velivoli USAF con copertura NATO - Aerei Awacs - Base aerea per missioni dirette nel Kosovo e in Serbia. Installazione concessa in uso agli Stati Uniti. Dopo l'espulsione dalla Libia delle unità militari USA (e britanniche), l'aeroporto civile di Birgi fu trasformato con piste per i B-52.
- Caltagirone (CT) - Stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
- Catania - Installazione concessa in uso agli Stati Uniti - Infrastruttura della NATO. Comando Operativo Aeronavale NATO e Base della Military Police USA.
US Naval Air Facility Customs - Via Cardinale Dusmet, 131.
- Cava Sorciaro (SR) - (Comune di Augusta) - Deposito di armamenti per le forze navali della NATO e della VI Flotta USA del Mediterraneo.
- Centuripe (EN) - Stazione di telecomunicazioni USA- NATO.
- Falconara Sicula (CL) - (Comune di Butera) - Installazioni che mantengono il ponte radio fra le basi spagnole della VI Flotta USA e le unità in navigazione nel Mediterraneo.
- Favignana (TP) - Centro di telecomunicazioni.
- Isola delle Femmine (PA) - Deposito di munizioni USA-NATO.
- Lampedusa isola - (AG) - (116 miglia da Porto Empedocle) - Base aerea di attacco USA per il Mediterraneo. Installazione per la navigazione Loran. Base della Guardia costiera USA; Centro d'ascolto e di comunicazioni NSA.
- Lercara Friddi (PA) - Deposito di testate nucleari.
- Marina di Marza (RG) - Stazione di telecomunicazioni USA- NATO, inserita nel sistema di Niscemi.
- Marsala (TP) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO.
- Marzameni (SR) - Base di avvistamento radar capace di intercettare bombardieri e missili in avvicinamento a 2500 chilometri.
- Messina (ME) - Infrastruttura della NATO.
- Monte Lauro (SR) - Stazione di telecomunicazioni USA-NATO.
- Motta Sant'Anastasia (CT) - Stazione di telecomunicazioni USA-NATO. US Naval Air Station - Ctr. Fontanazza.
- Niscemi (CL) - Base del NavComTelSta (stazione di comunicazione US-Navy), coordina le attività dell'esistente stazione di telecomunicazione navale del presidio ed è indispensabile per le comunicazioni interne alla marina USA.
- Palombara (SR) - Centrale operativa di combattimento aeronavale dipendente dal Comanda Navale della NATO.
- Palermo (PA) - Installazione concessa in uso agli Stati Uniti. Il personale militare americano è stato ridotto.
- Pantelleria isola (TP) - (77 miglia da Trapani) - Base aerea e radar NATO, centro di telecomunicazioni dell'US Navy (Comando flotta USA).
- Paternò (CT) - U.S. Naval Air Station - (residenza di militari USA) - Department Of The Navy Housing Department - Via Vittorio Emanuele, 424 - tel. 095-854854 (Fax).
- Priolo Gargallo (SR) - (Comune di Priolo) - Strutture di supporto.
- Punta Raisi (PA) (km 5 da Cinisi) - Aeroporto (base saltuaria) utilizzato dall'USAF.
- Rafforosso (PA) - Deposito di testate nucleari.
- Sigonella (CT) - Importante stazione aeronavale con appoggio a Catania; reparti operativi e di supporto USA, dotata di aerei antisommergibili. È la principale base terrestre dell'US Navy nel Mediterraneo centrale, utilizzata come supporto logistico della VI Flotta (circa 3.400 militari e civili americani). Oltre ad unità della US-Navy, ospita diversi squadroni tattici dell'US-Air-Force: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, nonché alcuni gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l'una; caccia F-18. Fino al 2006 erano di stanza qui anche gli elicotteri navalizzati CH-53E Super Stallion, che però la difesa statunitense ha deciso di richiamare nella base di Norkfolk in Virginia.
- Siracusa (SR) - Infrastruttura della NATO.
- Trapani (TP) - Infrastruttura della NATO.
- Vizzini (CT) - Deposito vari di munizioni dell'USAF.
TOSCANA
- Camp Darby (PI) (tra Livorno-Pineta di Tombolo e Pisa) - Questa vastissima base è un'immensa area attrezzata a depositi e magazzini, qui il SETAF ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo e il più importante deposito di munizioni delle forse USA oltremare. Qui opera l'ottavo gruppo di supporto Usa che garantisce il sostegno logistico a tutte le forze americane operanti a sud del Po ed ha una responsabilità sul bacino del Mediterraneo ed il Nord-Africa. (circa 1400 uomini), strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno: 8° Gruppo di supporto USA e Base dell'US Army per l'appoggio alle Forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo e nell'Africa del Nord. Qui gli americani gestiscono (come pure a Coltano-Pisa) tutte le informazioni raccolte dai loro centri di telecomunicazioni siti nel Mediterraneo. Immensa area attrezzata a depositi e magazzini (125) presso i quali opera l'VIII gruppo di supporto USA che garantisce il sostegno logistico a tutte le forze americane operanti a sud del Po ed ha una responsabilità sul bacino del Mediterraneo ed il Nord- Africa. Personale: 1.000 militari. Uno studio condotto in Virginia nel 2002 ha permesso di sapere che all'epoca nel suolo pisano si trovavano 20.000 tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d'aereo con 8.100 tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker; gli equipaggiamenti per armare un brigata meccanizzata: 2600 tra blindati, jeep e camion; 35 carri armati MI Abrams e 70 veicoli da combattimento Bradley.
- Coltano (PI) - Gestione americana di tutte le informazioni raccolte dai centri di comunicazioni dell'USAF siti nel Mediterraneo. Potente sistema di telecomunicazioni, base USA/NSA. Base utilizzata da Camp Darby. Deposito munizioni US-Army. Aeroporto militare gestito dall'aeronautica militare italiana, dove atterrano anche apparecchi USA come gli F-15C Eagle, gli F-16 Fighting Falcon, gli EA-6B Prowler, gli EC-130, gli EC-130H Compass Call. Giuridicamente non è una base USA, ma pare che questi intendano considerarlo un buon punto di appoggio.
- Livorno (LI) - Porto-base di rifornimento delle unità navali americane di stanza nel Mediterraneo (VI Flotta) - Infrastruttura della NATO. Base nucleare.
- Monte Giogo (MS) - Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO. Il sito è attualmente in disuso o quasi, causa una frana che ha reso molto complicato raggiungere l'entrata. I radar appaiono fuori uso. Alla base di questi si trovano antenne radio per la telefonia mobile.
- Pisa (PI) - Aeroporto militare utilizzato saltuariamente dall'USAF.
- Poggio Ballone (GR) - (tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli) - Base radar NATO - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) della NATO, in realtà centro radar USA con copertura NATO.
- Stagno (LI) - Base utilizzata da Camp Darby.
- Talamone (GR) - Base navale saltuaria dell'US-Navy. Vi si trovano solamente militari italiani, ma in alcune occasioni alloggiano nel presidio membri dell'US Navy, generalmente delle "Classi" Austin, Stalwart, Pegasus e Arleigh Burke.
TRENTINO ALTO ADIGE
- Cima Gallina (BZ) - Stazione di telecomunicazioni e radar dell'USAF.
- Monte Raganella (TN) - Stazione di telecomunicazioni dell'USAF.
VENETO
- Affi (VR) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA. Centro telecomunicazioni. In una caverna capace di contenere circa 2000 persone sarebbe presente il JCOC (Joint Combat Operation Center) noto anche come "West Star", l'AOC (Air Operation Center) e l'ADOC (Air Defence Operation Center). Comprende capannoni con protezioni Nbc.
- Aquileia (UD) - Base missilistica.
- Boscomantivo (VE) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA.
- Bovolone (VR) - Base di lancio e comando di missili terra-aria teleguidati Mim - 14C Nike Hercules.
- Calzignano (PD) - Base missilistica.
- Camp Ederle (VI) - Quartier generale della NATO (Southern European Task Force) dell'US Army, per l'Europa meridionale e comando della SETAF. Unità di supporto che controlla le forze americane presenti in Italia, Turchia e Grecia. Installazione principale per funzione strategica e per uomini e mezzi impiegati.
Il Comando e la Brigata. La Setaf nasce nel 1951 da un accordo tra USA e Italia. Così gli Stati Uniti dislocarono le proprie unità a Camp Darby. Nel 1965 il Comando fu trasferito alla caserma Ederle di Vicenza, che ospita la 173a Brigata.
Personale: 2.750 le truppe americane a Vicenza; 4.500 uomini il totale delle truppe USA se la seconda base dovesse essere completata.
Il Progetto di "Ederle 2" prevede l'ampliamento della base, la quale dovrebbe sorgere nell'area dell'aeroporto Dal Molin per portare in zona altri militari e civili della stessa 173^ Brigata ora in Germania.
Sud Europe Task Force (Task Force dell'Europa Meridionale); Quinta Forza aerea tattica (5° Tactical Air Force - 5° ATAF-USAF) (Forze Aerotattiche e Missilistiche per il Sud Europa). Deposito di testate nucleari.
In questa base sono operative le forze di combattimento terrestri che gli americani tengono normalmente in Italia: nell'aeroporto militare operano un battaglione di obici, un Gruppo tattico di paracadutisti USA, un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio.
In rapporto alla "capacità nucleare" la base rappresenta un supporto aerotattico alle unità nucleari terrestri.
La SETAF ha per missione il supporto aerotattico alle unità nucleari missilistiche terrestri. In questa base vengono messe in opera le Adm, cioè le munizioni di demolizione atomica, in pratica le mine atomiche. Sono qui custodite e costruite le testate nucleari per le forze armate alleate nella regione meridionale della Nato. Stazione di telecomunicazioni.
In ambito Nato è assicurata alla Mobile Force (Ace) la possibilità di effettuare operazioni militari nazionali Usa nell'eventualità di interventi che si estendono fino al Medio Oriente.
È stata la sede del centro operazioni dove ebbe inizio la fase di identificazione degli obiettivi da colpire in Jugoslavia (Kosovo, Serbia, Montenegro). La 173ª Brigada Paracadutisti di base alla caserma di Ederle, è attualmente impiegata nelle missioni NATO in Iraq e Afghanistan.
- Ceggia (VE) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA.
- Ciano (TV) - (km 2 da Crocetta del Montello) - Base. Centro radar e di telecomunicazioni USA.
- Codogné (TV) - Deposito di armi nucleari.
- Conselve (PD) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA.
- Erbezzo (VR) - Base, centro radar e di telecomunicazioni NSA, denominata HF JCOC (Joint Combat Operation Center) alle dirette dipendenze dei comandi USA.
- Grezzana (VR) - Sarebbe una sede alternativa del JCOC (Joint Combat Operation Center) di Affi, nota come "Back Yard" (VR).
- Istrana (TV) - Base aerea italiana normalmente usata dall'USAF. - Il personale americano è stato ridotto. Centro telecomunicazioni e radar (aeroporto). Base di partenza delle missioni in Kosovo: nel 1999 sono partiti, direzione Serbia, i raids dell'aviazione militare francese, sotto egida NATO, con 12 Jaguar, 10 Mirage F1, 6 Mirage F1 CR,3 Mirage IV P, 8 Mirage 2000 C, 15 Mirage 2000D ed 1 C-160 Gabriel.
- Lame di Concordia (VE) - Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) radar di USA-NATO, con sistema Nadge per la difesa aerea dei territori NATO.
- Longare (VI) - Importante deposito di armi nucleari e armi di vario genere. Base missilistica. La base è nota anche come Site Pluto. Installazione eretta nel 1954, su un terreno di circa 30.000 mq su n totale di 50.000 (formato da una fitta una rete di grotte carsiche sotterranee) espropriato dallo Stato italiano a favore degli USA. Un tempo qui aveva sede il XXII distaccamento di artiglieria da campo americana e la 191a Explosive Ordnance, con l'incarico di intervenire in caso di incidenti nucleari o di minaccia agli ordigni.
- Lonigo (VI) - Base missilistica.
- Lunghezzano (VR) - Base, centro e terminale radar e di telecomunicazioni NATO-USA, sotto il controllo e la sorveglianza dell'"US Space Command" e dell'NSA.
- Malga Zonza Fiorentini (VI) - Base missilistica.
- Monte Calvarina (PD) - Base missilistica.
- Monte Venda (PD) - Base, centro radar (antenna) e di telecomunicazioni interne alla NATO. Stazione controllo e comunicazione (difesa aerea) di USA-NATO. La base sarebbe smantellata dal 1988, tuttavia rimane presidiata.
- Oderzo (TV) - Deposito di armi nucleari e munizioni.
- Sant'Anna d'Alfaedo (VE) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA con antenne circolari del tipo Wullenberg.
- San Gottardo (VI) - (km 5.5 da Zovencedo) - Base, centro radar e di telecomunicazioni USA.
- San Rocco di Longare (VI) - Base collegata con la "Site Pluto" (di Longare, in provincia di Vicenza). Qui era di stanza la difesa missilistica antiaerea, mentre accoglie una cinquantina di militari che rappresentano una piccola riserva della 173ª Brigada Aviotrasportata di stanza alla Ederle (di Vicenza).
- Scorzé (VR) - Infrastruttura della NATO.
- Tombolo (PD) - Base logistica della SETAF.
- Tormeno (VI) - (km 2 da Arcugnano e km 6 da Vicenza - Comune di S. Giovanni a Monte) - Deposito di armi nucleari e armi e munizioni di vario genere.
- Treviso (TV) - Strutture tecnico-logistiche.
- Venezia (VE) - Strutture tecnico-logistiche - Il personale americano è stato ridotto - Infrastruttura della NATO - Base navale USA.
- Verona (VR) - Comando supremo delle forze terrestri NATO del Sud Europa, centro di telecomunicazioni dell'USAF. Air Operations Center (con 2.500 persone). Strutture tecnico-logistiche. Il personale americano è stato ridotto. Comando NATO delle forze alleate di terra dell'Europa del sud. Il "Joint Command South" di Verona è stato ufficialmente chiuso nel Giugno 2004.
Note:
1. Il ministro della difesa Arturo Parisi dichiarò, dinanzi alla Camera dei Deputati, il 19 Settembre 2006, che all'epoca esistevano 8 basi Usa in Italia (intendendo con ciò riferirsi alle basi principali e organizzativamente complete, le altre essendo solo dei punti di appoggio delle prime). Le basi citate, secondo una precisazione pubblicata dagli autori della prassi italiana di diritto internazionale nell'"Italian Yearbook of International Law" - Vol. XVI del 2006, le 8 bassi (propriamente: basi e infrastruiture) degli Usa in Italia, sarebbero le sue genti: aeroporto di Capodichino (Napoli) per attività di supporto navale; aeroporto di Aviano (Pordenone) con il 31° stormo e 61° gruppo di supporto regionale; Camp Darby (Livorno); la base di Gaeta (Latina); la base dell'Isola di Maddalena (Sassari), chiusa di recente; la stazione navale di Sigonella (Catania); l'osservatorio di attività solare in San Vito dei Normanni (Brindisi), chiusa di recente; base di Vicenza e Longare (Vicenza).
DEL COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA:
Coscienti di queste manovre disoneste, alcuni di noi jugoslavi si mobilitarono, insieme a qualche italiano impegnato nel movimento contro la guerra, sin dall'inizio degli anni Novanta. Volevamo contrastare le campagne di disinformazione ed impedire così l'ulteriore sfascio del nostro paese. Nacque allora a Roma la trasmissione radiofonica "Voce Jugoslava" su Radio Città Aperta - che tuttora prosegue - ed il "Movimento per la verità sulle guerre jugoslave". Dopo gli accordi di Dayton - quando la guerra sanguinosa si era interrotta ma continuavano a soffiare incessanti i venti della propaganda di guerra, o "disinformazione strategica", - creammo il "Coordinamento Romano per la Jugoslavia", che promosse alcune iniziative pubbliche, partecipò ad altre, e cominciò una attività di contro-informazione via Internet che è cresciuta negli anni. Queste attività hanno dimostrato di essere utili quando nel 1999, all'atto dell'aggressione diretta contro la Jugoslavia, da parte della NATO, ci rendemmo conto che un numero finalmente consistente di militanti antimperialisti, amici della Jugoslavia e della pace, intellettuali, professori, saggisti, era disposto a protestare insieme a noi per quello che stava succedendo. Evidentemente è vero che le bugie hanno "le gambe corte", e noi crediamo di avere dato il nostro contributo ad "accorciarle" in quegli anni difficili, e fino ad oggi. Non siamo purtroppo riusciti ad impedire che succedesse quello che è stato: oggi la Jugoslavia è stata squartata in 7 parti, ed i problemi non sono certo finiti. Anche se la realtà politica internazionale è molto dura, e dominata da interessi di fronte ai quali la nostra buona volontà può cambiare ben poco, abbiamo creduto utile continuare fino ad oggi con le nostre attività.
Così, nel 2001 il Coordinamento è diventato "nazionale", e dal 2007 è stato formalmente costituito come "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - Onlus". Con la nostra associazione pensiamo di poter passare "sotto il tunnel" di questi anni difficili, mantenendo vivo lo spirito, gli ideali e la cultura della Jugoslavia. Anche senza lo Stato unitario, infatti, quello jugoslavo rimane un unico mondo per storia, lingua, prossimità geografica e legami umani. E questo mondo è il nostro. D'altronde, come ha detto qualche presidente americano: "possono mentire a molti per un po' di tempo, o a qualcuno per tutto il tempo... ma non possono mentire a tutti per sempre!"
Andrea e Ivan
Ivan Pavicevac è nato a Pola, ha studiato all'Università di Zagabria, vive a Roma. "Belgrado la mia capitale". Ha svolto negli anni diverse attività, interessandosi in particolare di turismo e di sport. A Roma nel giugno del 1991, nel mezzo del Campionato Europeo di Pallacanestro in cui Ivan è impegnato, da Lubiana arriva una comunicazione con il divieto per il giocatore sloveno Jure Zdovc di giocare nella nazionale jugoslava, altrimenti sarebbe stato proclamato nemico del suo popolo. Da quel momento decide di incominciare ad impegnarsi contro la disgregazione della Jugoslavia socialista. Inizia così la sua attività in difesa della Jugoslavia, che prosegue tuttora. Interviene a dibattiti pubblici, scrive saggi, traduce articoli che vengono pubblicati in internet, su "Nuova Unità", sugli opuscoli editi dal G.A.MA.D.I. Partecipa ad alcune trasmissioni del G.A.MA.D.I su "Teleambiente". Dal 1992 conduce su Radio Città Aperta di Roma la trasmissione, dapprima settimanale, ora quindicinale, "Voce jugoslava - dal Monte Triglav al fiume Vardar". È presidente del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus (cnj.it) sin dalla sua fondazione. Ha tradotto il libro "Pallamano - teoria e pratica" di Z. Malic e V. Tomljanovic, Edizione Società Stampa Sportiva - Roma 1989.
INDICE:
La Jugoslavia. Dati generali |
pag. 15 |
La nuova inquisizione |
pag. 29 |
La fabbrica delle bufale |
pag. 33 |
La Jugoslavia prima e dopo |
pag. 36 |
Il piano di dominio mondiale degli USA |
pag. 40 |
Come raggiungere gli scopi egemonici |
pag. 43 |
La guerra psicologica |
pag. 45 |
La strage necessaria: Racak |
pag. 47 |
La finta cacciata degli osservatori dell'OCE e l'aggressione della Jugoslavia |
pag. 51 |
La strategia di distruzione della Jugoslavia |
pag. 61 |
La truffa massmediatica sulle fosse comuni |
pag. 96 |
Bibliografia |
pag. 217 |
Appendice iconografica |
pag. 223 |
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