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PIANETA MARTE...
1.2.3. LA PRESENZA DI VITA ELEMENTARE
di Gianni Viola
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Le sonde Viking furono lanciate nel periodo agosto-settembre 1975, giungendo su Marte l'estate successiva. I due lander si posarono sulla superficie del pianeta successivamente eseguendo una serie di esperimenti atti ad analizzare campioni del suolo.
Questo esperimento, denominato "Liberazione", fornì carbone radioattivo ai campioni di terreno presi da Marte, e proseguì per ricercare ossido di carbonio radioattivo, che poteva essere stato liberato dalla respirazione di organismi viventi. In tutti i "test", i campioni produssero quantitativi misurabili di ossido di carbonio radioattivo.
In pratica un braccio robotizzato raccoglieva dei campioni di terreno deponendoli in un contenitore assieme ad una soluzione nutritiva precedentemente marcata con carbonio radioattivo. Se nel suolo ci fosse stato qualche organismo vivente, avrebbe assimilato e processato gli elementi nutritivi marcati dal carbonio radioattivo, eventualmente rilasciando poi il carbonio nella forma di gas. L'esperimento veniva controllato attraverso un rilevatore di radiazioni, installato sopra il coperchio del contenitore e collegato ad esso attraverso un tubo nel quale ogni gas eventualmente rilasciato poteva scorrere.
L'esperimento diede risultati positivi, tanto è vero che i ricercatori preposti - Patricia Straat e Gilbert Levin - trovarono chiare prove del rilascio di gas.
Il dott. Klem, commentando la reazione della terra marziana al cosiddetto "brodo di pollo", sostiene che se si trattasse di un fenomeno biologico, ciò indicherebbe che la vita microbica è più sviluppata lassù rispetto alla Terra (Peter & Caterina Kolosimo, "I misteri dell'Universo", Oscar Mondatori, Milano 1982).
Nonostante il raggiungimento di tali risultati, altri scienziati suggerirono che il rilascio poteva essere meglio spiegato come risultato di reazioni chimiche con componenti altamente reattivi, ad esempio perossidi e superossidi.
Stante il livello della ricerca all'epoca degli esperimenti, i due ricercatori si trovarono nell'impossibilità di provare che quei gas erano stati rilasciati da organismi viventi, quindi furono costretti ad abbandonare l'ipotesi inizialmente sostenuta. Non solo. Altri ricercatori indagarono su possibili spiegazioni alternative riguardo ai risultati ottenuti stando bene attenti a non tirare in ballo organismi viventi. Nonostante fossero ipotizzate diverse soluzioni, nessuna fra loro non è stata mai ritenuta del tutto soddisfacente.
Di recente (2001) Levin ha riproposto le sue convinzioni riguardo agli esperimenti: "Erano tutti a favore della presenza di vita. Da allora ho sempre cercato d far capire il valore di quello che si era scoperto, ma invano". "Tutti i microrganismi terrestri che metabolizzano sostanze organiche liberano anidride carbonica. Pensai che se si fosse preso un campione di suolo marziano e lo si fosse spruzzato con acqua e sostanze nutrienti contenenti carbonio radioattivo, eventuali organismi viventi si sarebbero nutriti d tali sostanze: quindi avrebbero emesso anidride carbonica la cui molecola sarebbe stata composta, tra l'altro, dal carbonio radioattivo immesso, facile da rilevare". Il test fu provato sulla Terra, per verificarne la validità, poi fu effettuato su Marte, da entrambe le sonde Viking, in maniera automatica. E diede risultati analoghi: emissione d'anidride carbonica come se fosse stata prodotta da un organismo vivente, che respirava" ("Vita minuscola su Marte" di Davide De Martin, in "Panorama", 17 Luglio 2002).
Mikhael Carr, geologo al centro di controllo della Nasa al tempo delle Viking, ricorda il momento in cui arrivarono i dati dell'esperimento: "Mio Dio, dissi, c'è vita su Marte. La risposta non lasciava dubbi. In presenza dei nutrienti, si notava una forte emissione di anidride carbonica radioattiva, che poi calava lentamente". Tutto faceva pensare che la vita su Marte ci fosse, in ogni modo. Il gelo scese tra gli scienziati quando un altro esperimento a bordo di una delle due Viking, con il compito di trovare molecole organiche direttamente nel suolo di Marte, non ne trovò neanche una. Ma il commento di Levin è che "Non furono individuate molecole organiche nel suolo di Marte solo perché il sistema di rilevazione di allora non era così raffinato da poter mettere in luce i microrganismi marziani".
Il secondo scienziato a sostenere l'ipotesi della vita è Joseph Miller, professore al Dipartimento di Neurobiologia della Keck School of Medicine presso l'Università della California del Sud (San Diego). che ha il pieno sostegno della Nasa. È stato lui, negli anni '80, a preparare i giusti ritmi di veglia e sonno per gli astronauti degli shuttle.
A colpirlo è stato un dettaglio cui nessuno, ventisei anni fa, aveva dato importanza. Nell'ambito di una nuova ricerca Nasa per la futura esplorazione umana su Marte, lo scienziato ha recentemente analizzato di nuovo i grafici dell'esperimento di Levin, scoprendo che l'attività chimica riscontrata nel suolo può essere correttamente spiegata solo ammettendo la presenza di cellule viventi e secondo Miller tutto ciò fornisce la prova che la vita potrebbe esistere sul Pianeta Rosso. Ne ha dato notizia In occasione del 26° congresso annuale della Società americana d'ingegneria ottica.
In particolare Miller ha affermato: "Il segnale dell'emissione dei gas non solo aveva un ritmo circadiano, ma ha un preciso ritmo di 24,66 ore, particolarmente significativo perché è uguale alla lunghezza di un giorno marziano. Notai che l'emissione di anidride carbonica dal suolo marziano non era continua, ma mostrava un aumento durante il giorno e un calo di notte." I ritmi coincidono perfettamente con il giorno marziano. E come sostenuto da Miller, si tratta di "una ritmicità tipica di qualche forma di attività biologica".
Anche stavolta i chimici si sono messi al lavoro per trovare una risposta che non richiedesse la presenza di organismi viventi, ma, dal canto suo, Miller ha smontato tutte le ipotesi avanzate, precisando che: "Credo che Levin avesse ragione e già 25 anni fa. Ora la Nasa dovrebbe replicare un esperimento a bordo di una sonda, per rifare i test delle Viking. Ma è restia."
Per quanto concerne i dubbi sollevati 25 anni fa dai chimici, che sostenevano che lo stesso segnale potesse semplicemente derivare da reazioni chimiche con composti non organici del suolo altamente reattivi, Miller afferma che questo scenario sembra ora in sostanza impossibile da immaginare. "Per prima cosa, ci sono ricerche che mostrano che i superossidi esposti ad una soluzione acquosa, come la soluzione nutritiva usata nei Viking, vengono rapidamente distrutti. Invece i ritmi circadiani mostrati dal suolo marziano persisterono per ben nove settimane. E non c'è ragione che una normale reazione chimica sia così fortemente sincronizzata a così minuscole fluttuazioni di temperatura. Se uniamo ciò alle recenti immagini delle sonde che indicano fortemente che l'acqua fluì sulla superficie di Marte fin nel recente passato, molte delle caratteristiche necessarie alla vita sono lì. Penso che i ricercatori del Viking, nel 1976 ebbero eccellenti ragioni di credere di aver scoperto la vita; ora, con questa nuova scoperta, direi che la vita lassù è presente con un grado di certezza di almeno il 90%. E penso che ci siano molti biologici d'accordo con me. Sulla base di nuove informazioni che ho ricavato da uno degli esperimenti biologici che il Vikng condusse su Marte, mi sento di sostenere che la probabilità dell'esistenza di vita microbica, su pianeta è del 90 per cento."
Da parte loro invece dichiaravano, senza mezzi termini, i ricercatori Di Pietro e Molenaar scrivono che il già citato dott. Levin (uno dei responsabili degli esperimenti della ricerca della vita condotti con il materiale prelevato dalle sonde "Viking") "ha provato vigorosamente ed effettivamente che gli esperimenti del Viking (...) probabilmente hanno mostrato l'esistenza della vita" (Vincent Di Pietro, Gregor Molenaar, "Unusual Mars Surface Features", Mars Research, Glenn Dale, Maryland, USA, 1988).
Carol Stoker è biologo presso l'"Ames Reserarch Center" della Nasa. Egli afferma che dalle analisi delle immagini ricevute dalla sonda Pathfinder, che scese su Marte nel 1997, apparirebbero tracce di clorofilla sulle superficie in almeno due aree vicino alla sonda. Si è preferito pensare a un "possibile errore", ma Stoker ha analizzato quei luoghi in 15 lunghezze d'onda: e in quelle due aree si osserva proprio la lunghezza d'onda che si ottiene quando la clorofilla assorbe la luce solare.
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