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PIANETA MARTE...

 
1.1.
STRUTTURA AREOMORFOLOGICA

di Gianni Viola
 

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1. Pianeta Marte »

La storia iniziale di Marte è stata schematicamente tracciata da alcuni studiosi: "In un lontano passato la storia di un pianeta molto giovane deve essere iniziata pressappoco così. Era un'epoca di intensa attività vulcanica. I vulcani emettevano grandi quantità di gas; questi gas, condensando, formavano piogge, piovve per moltissimi anni di seguito e le piogge raffreddarono la superficie del pianeta. La pioggia diede origine a corsi d'acqua, questi, per erosione, incisero canali sulla superficie del pianeta. Le acque continuarono a crescere, i piccoli corsi d'acqua si ampliarono formando grandi fiumi ed oceani." (Marte, Le Scienze, Mondatori video S.p.A.)
Gli scienziati Baker e Strom ci parlano esplicitamente della formazione dell'Oceano, nella cui ultima fase "molte delle precipitazioni caddero sotto forma di neve" e proseguono: "Vicino al Polo Sud e nelle aree attigue, la neve accumulatasi aveva una densità tale che formò del ghiaccio. Come la neve e il ghiaccio aumentarono, iniziò la formazione dei ghiacciai." (V.R. Baker e R.G. Strom, "Ancient martian ocean", in "Planetary Geosciences", 1989-1990, NASA SP-508, 1991).
Se esaminiamo la superficie marziana, comprendiamo che l'evidenza geologica indica l'avanzamento ed il ritiro dei ghiacci secondo un processo simile che accadde durante l'era di glaciazione sulla Terra.
È importante tenere presente che questo stesso ciclo, il "ciclo idrogeologico", è la sorgente che mantiene la vita sulla Terra. Viene perciò spontaneo domandarsi: non potrebbe essere servito questo ciclo a permettere la vita su Marte?
Per rispondere a questa domanda, conviene ripercorrere, passo dopo passo, tutte le tappe che hanno determinato la conquista "scientifica" del pianeta Marte.

La teoria di Charles Hapgood
Alcuni cambiamenti intervenuti nella crosta marziana potrebbero essere spiegati attraverso la teoria di Charles Hapgood, secondo la quale uno spostamento della crosta "terrestre" corrisponde ad un movimento dell'intera crosta, incluso il bacino oceanico, sopra l'astenosfera.
Hapgood sostiene che l'asse terrestre non cambia, per questo abbiamo ancora la stessa inclinazione e le stesse stagioni, ma la relazione fra la crosta e le zone climatiche (nelle zone della Terra, in cui tale processo è stato osservato, ad es. in Antartide o in Siberia) è cambiata. In altre parole, le zone climatiche sono stabili: è la crosta che si muove.
Commentando le conclusioni di Hapgood, lo scrittore Di Rand Flem-Ath, durante una sua conferenza intitolata "Atlantide e lo spostamento della crosta terrestre", cita un articolo apparso nel dicembre 1985 su "Le Scienze" (Scientific American) che spiegava una serie di misteri riguardanti la superficie di Marte, assumendo che l'intera crosta del pianeta avesse un tempo subito un brusco spostamento. Per rendere verosimile l'idea dello spostamento della crosta su Marte, il dott. Peter Schultz della Brown University s'incaricò di esaminare sistematicamente i crateri di Marte.

Noi sappiamo che gli asteroidi e le comete, che cadono all'interno della zona polare, formano dei crateri caratteristici, perché "impattano" su spessi depositi di polvere e ghiaccio, tali che si accumulano solo ai poli.
Il dott. Schultz esaminò Marte, cercando i siti in cui fossero presenti dei crateri con le caratteristiche tipiche dei poli, ma al di fuori delle zone polari. In effetti, trovò due di tali zone e scrisse: "Queste zone stanno agli antipodi: sono situate sulle facce opposte del pianeta. I sedimenti mostrano molti dei processi e delle caratteristiche dei poli attuali, ma si trovano vicino all'odierno equatore."
S'intende qui che la questione degli "antipodi" è offerta come evidenza "della traslazione della crosta" ("La tesi di Atlantide in Antartide", in "Nexus New Times Magazine", ed. italiana, anno V, n. 19, 1999).

Alcuni ricercatori americani guidati da John Connemery, in uno studio pubblicato su "Science" (e da noi ripreso dal quotidiano "Prealpina" del 30 aprile 1999) ci informa della "strisce di zebra" magnetiche presenti su Marte: "(esse) sembrano indicare che le zolle tettoniche del pianeta si scontrarono come quelle della Terra, un processo per il quale, tra l'altro, è necessaria l'acqua, una delle precondizioni per la vita (...). La tettonica a zolle (o placche) era un fenomeno finora considerato unico della Terra. 'Ma, se è possibile dire che Marte ebbe in passato movimenti tettonici, ciò è un altro elemento che sembra indicare la possibile presenza di un'antica vita sul pianeta, perché lo rende ancora più simile alla Terra', afferma Connemery. La ricerca si basa su dati raccolti dalla sonda Mars Surveyor della NASA. Surveyor ha registrato la presenza di zone di roccia magnetica e i ricercatori hanno notato che esse si dispongono 'a zebra' in un alternarsi di cariche positive e negative. Lo stesso fenomeno è stato scoperto sul fondo degli oceani terrestri."


parte seguente:    

1.1.1. Dati generali »

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