È presumibile che ciascun gruppo umano abbia una storia comune con gli altri gruppi umani presenti sulla Terra e contemporaneamente una storia comune con i corrispettivi gruppi umani presenti in altre parti dell'Universo, i quali fanno parte dello stesso ceppo originario. Ciò riguarda anche gli animali, i quali, parimenti degli esseri umani, sono stati osservati in molte varietà nel complesso delle testimonianze architettoniche presenti su Marte. In tal modo si può affermare che le similitudini ravvisabili nei pianeti Terra e Marte non sono da ricondursi a specifiche somiglianze concernenti il rapporto Terra-Marte, bensì, anche in questo caso, a somiglianze di base esistenti fra i vari tipi umani e animali presenti nell'Universo.
Si può ipotizzare che il tipo umano che noi conosciamo sia più comune in alcuni Sistemi Solari anziché in altri, ma l'esistenza su Marte di alcuni tipi somaticamente molto differenti rispetto gli uomini terrestri, ci suggerisce l'idea che nel Cosmo i contatti fra i vari gruppi siano stati attivi e frequenti, ciò che configurerebbe una commistione di tipi anche nell'ambito di un medesimo Sistema Solare. Tuttavia, stante che la stragrande maggioranza dei tipi umani riscontrata su Marte sono rapportabili a tipi umani presenti sulla Terra, si può ipotizzare che questi rappresentino il "modello base degli uomini del Sistema Solare".
Sebbene ciò possa sembrare inverosimile, la varietà di tipi umani presenti sulla Terra rappresenta un principio di adattamento propedeutico ad una più vasta accettazione della varietà (molto più complessa) di esseri intelligenti presenti nel Cosmo, poiché appare che "l'Uomo è un essere comune dell'Universo e la diversità dei gruppi umani discende dalla varietà di tipi umani presenti nel Cosmo".
Quasi per una strana coincidenza i tre corpi celesti dove finora la ricerca personale mi ha consentito di scoprire elementi di natura zoo-antropica - dunque la Luna, Marte e Venere - risultano esplicitamente citati in un documento del Brooking Institute intitolato "Proposed Studies on the Implication of Peaceful Space Activities for Human Affaire" (Proposte di studio sulle implicazioni delle Attività Spaziali Pacifiche per le Questioni Umane). Si tratta di un documento commissionato dalla NASA nel 1958 - peraltro anno di fondazione dell'ente e su volere del presidente Eisehnower - per l'appunto al Brooking Institute di Washington D.C.
Il documento venne reso noto al presidente del comitato della NASA per gli studi a lungo raggio nel 1960 e fu inoltrato al Comitato della Whole House dello Stato dell'Unione, il 18 aprile 1961.
Nel documento si rende noto che, se la NASA dovesse scoprire prove di vita extraterrestre, sarebbe tenuta a esercitare uno stretto controllo su tali notizie, per motivi di pubblica sicurezza.
Il perno centrale del rapporto verte sulle seguenti considerazioni: "Società sicure del proprio posto nell'Universo si sono disintegrate quando hanno dovuto unirsi a società più antiche non basate sulla famiglia, ma fondate su idee e modi di vita diversi".
Nella sottosezione, alla p. 216 intitolata "Implication of a Discovery of Extraterrestrial Life", si legge: "(...) Diversi cosmologi e astronomi ritengono altamente probabile l'esistenza di vita intelligente in molti altri sistemi solari (...) Manufatti lasciati in un determinato momento storico da queste forme di vita potrebbero essere scoperti attraverso le nostre future attività spaziali sulla Luna, su Marte, su Venere".