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SCIENZA E RICERCA SCIENTIFICA...
2.1.2. ASTRONOMIA O GEOGRAFIA?
di Gianni Viola
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2.1.1. Una nuova metodologia »
La domanda potrebbe sembrare non del tutto pertinente, ma non lo è. Abbiamo visto all'inizio di questa breve trattazione metodologica che l'astronomia si occupa in sostanza di "ciò sta fuori della Terra", tuttavia si occupa anche della Terra considerata da un punto di vista astronomico, dunque come un pianeta fra altri pianeti.
Esistono almeno tre livelli o "scale" relative al tipo di studio posto in essere dall'astronomia: la "scala maggiore" comprende le galassie, le stelle fisse, gli ammassi stellari, la materia interstellare, ecc.; la "scala intermedia" comprende il Sistema Solare e i suoi componenti, dunque il Sole, i pianeti, i pianetini, le comete, le meteore, ecc.; infine la "scala minore" relativa alle superfici dei corpi celesti solidi posti all'interno del Sistema Solare, principalmente dei cosiddetti "pianeti terrestri" (cioè con caratteristiche simili a quelli della Terra) e fra questi Marte che n'è di certo un rappresentante di tutto rispetto.
In relazione allo studio intrapreso al livello della "scala minore" si può ben a ragione (ed è consigliabile) parlare di "studi geografici" laddove fino a questo momento si è parlato di "studi astronomici", proprio perché gli studi astronomici potevano avere un senso prima dell'inizio dell'era spaziale, quando cioè si era costretti ad osservare i pianeti solo tramite la strumentazione ottica, mentre l'osservazione satellitare ha offerto agli studiosi di poter utilizzare degli strumenti analoghi a quelli usati già per l'osservazione e lo studio della Terra. In questo modo si è nella possibilità di studiare Marte alla stessa maniera della Terra ed è naturale verificare le eventuali analogie presenti fra i due corpi celesti.
La consapevolezza della differenza metodologica esistente fra i due contesti di studio, è già presente nell'importante opera "Le Chiavi del cosmo" di Conrad A. Bohm (p. 205) dove leggiamo: "Dopo esserci lungamente soffermati sulle ricerche volte a svelare la 'sostanza' dei corpi celesti, ricerche che come abbiamo visto non raggiunsero mai pienamente il loro scopo, volgiamo ora la nostra attenzione su quelle che ne esaminavano la 'forma'. Per individuare la morfologia dei corpi celesti l'osservazione, più che il calcolo, era anche in questo caso il principale metodo seguito".
Pensiamo per un attimo ad uno dei Padri dell'astronomia moderna, Copernico, il quale, per nulla appassionato all'osservazione astronomica, fece solo pochissime osservazioni, preferendo usare per i suoi calcoli dei moti dei pianeti i dati raccolti molto tempo prima da altri.
Forse vale la pena ricordare il concetto che la qualità di una immagine dipende soprattutto dalla risoluzione geometrica, con la quale la stessa è ripresa, e inoltre che ad un aumento della risoluzione geometrica, corrisponde sempre un miglioramento della qualità dell'immagine stessa. Ciò vale ovviamente per le rilevazioni satellitari, ma è ovvio che non vale per le osservazioni telescopiche, proprio perché al di sotto della cosiddetta "soglia di rilevazione" il fenomeno dell'illusione ottica non può essere applicato e ogni immagine successiva che presenti un livello di risoluzione geometrica aumentata non può che ridefinire quanto visto in precedenza. La differenza fra l'osservazione telescopica e la rilevazione satellitare, in fondo, sta tutta qui.
Qualche esempio? Nel 1965, a proposito di tale circostanza, non essendosi accorti che le "ventuno" immagini di Marte scattate dal "Mariner 4" erano a bassissima risoluzione geometrica, molti studiosi ritennero di poterle assumere per esprimere giudizi perentori e definitivi in merito al pianeta Marte, con ciò contraddicendo qualsiasi principio di ricerca scientifica, secondo cui una data realtà poté essere giudicata solo in base al massimo delle possibilità osservative. Ciò è tanto vero, visto che "tutte" le considerazioni esternate in quell'occasione e volte a dimostrare che Marte era un "pianeta morto", in seguito si dimostrarono completamente infondate.
Proprio per verificare il livello di percezione di tale differenza metodologica, a suo tempo scrissi ad un astronomo italiano (operante presso un osservatorio astronomico con la funzione di Direttore), nei seguenti termini (1): "Sarei interessato a conoscere il suo parere professionale circa la risoluzione ottica di una immagine satellitare dove risulta possibile distinguere particolari aventi 43 metri di lunghezza. L'immagine è stata ripresa da un'altezza di circa 1.700 km. La mia domanda è se una tale fotografia è giudicabile a bassa o ad alta risoluzione ottica".
La risposta fu alquanto sorprendente e, in buona sostanza, l'astronomo sosteneva che "in fondo" guardare un pianeta in posizione ravvicinata (un satellite artificiale posto a 1.700 km) non è poi cosa tanto differente che guadarlo da Terra, cioè da una distanza mai "inferiore" a 55 milioni di km, esponendo tale tesi anche in termini "arditamente" matematici.
Vediamo testualmente quanto ebbe a dire il mio interlocutore: "La tangente dell'angolo è 43 metri/1700 Km; quindi l'angolo è 1,45x10-5 radianti; tradotto in gradi è 0,083 gradi, ossia 4,98 minuti d'arco. Per i 4,3 m viene circa 0,5 minuti d'arco. Un telescopio astronomico risolve (da terra) almeno 1" d'arco (ma sta' fermo...). Come vedi non è poi tanto alta la risoluzione dei satelliti." (Il grassetto è nostro - n.d.a.)
Nonostante sia impossibile essere d'accordo con la tesi secondo cui non vi sarebbe alcuna differenza fra osservare Marte al telescopio, ovvero rilevarne la superficie tramite l'uso di satelliti artificiali, è importante non dimenticare che le osservazioni telescopiche hanno svolto e svolgono in atto importanti funzioni di supporto per le imprese spaziali, oltre che per l'osservazione di fenomeni macroscopici (ad esempio le tempeste di polvere di Marte) controllati durante lunghi periodi difficilmente inquadrabili entro gli anni di funzionamento delle missioni satellitari. Infine è proprio attraverso l'osservazione telescopica che è possibile attuare studi contestuali inquadrando Marte all'interno del Sistema Solare.
Note:
1. Mia lettera (posta elettronica) spedita in data 12 settembre 2000 e risposta dell'astronomo in data 19 settembre dello stesso anno.
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