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libri di Gianni Viola

IL SOAVE PROFUMO DELL'IMPERIALISMO
Un'indagine difficile, una ricostruzione minuziosa,
la fine della Jugoslavia, il ruolo dell'Occidente


 
di Gianni Viola
Prospettiva Editrice
pagg. 232 - 15 foto b/n - € 14,00
Per ordinare: www.ibs.it

 

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PROLOGO »
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LA JUGOSLAVIA: DATI GENERALI (1):

Sebbene attualmente il nome "Jugoslavia" evochi in molti solo riferimenti di carattere politico - la Jugoslavia "socialista" - il nome in questione in verità nacque durante la prima guerra mondiale. La "Jugoslavia", intesa qui come alleanza territoriale fra serbi, croati e sloveni, fu fatta oggetto di piani di destabilizzazione in occasione dei due conflitti mondiali. In entrambe le occasioni i piani non diedero esito positivo: nel primo caso si giunse (1 dicembre 1918) alla proclamazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (modificato nel 1929 con il nome di Regno di Jugoslavia), nel secondo caso si giunse (29 novembre 1945) alla nascita della Repubblica popolare federale di Jugoslavia, diciotto anni più tardi ridenominata "Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia".

In mancanza di una "terza guerra mondiale", che avrebbe offerto l'occasione di attuare i piani andati in fumo in precedenza, lo stesso nucleo di potenze occidentali (con la guida della Germania, allora nemica e oggi invece alleata degli Stati Uniti) si è addivenuti alla decisione di creare ex novo un conflitto fatto su misura per la Jugoslavia, attraverso l'aggressione della Bosnia (1995), e successivamente della Serbia (Serbia propria, con le regioni autonome della Vojvodina e Kosovo (2), oltre che del Montenegro. Quest'ultima è nota come "Guerra per il Kosovo".

Trattandosi di un paese europeo, la Jugoslavia, non poteva essere attaccata militarmente, prima della fine dell'Unione Sovietica. Distrutta quest'ultima è stato facile progettare ed attuare tutte quelle misure tese a far scoppiare i conflitti fisiologicamente funzionali alla penetrazione dell'Imperialismo e difatti, l'Unione Sovietica cessò di esistere nel dicembre 1991 e i conflitti etnici in Jugoslavia "iniziarono" nel 1992.

1 - Dati Geo-demografici
La superficie è di 255.804 km2, la popolazione (stimata al 1999, cioè secondo gli ultimi dati attualmente ritenuti più attendibili) è di 23.150.381 persone, con una densità media di 90 abitanti per km2. La più forte densità è osservata nel nord, vallata della Sava e del Danubio (100-150 abitanti per km2). Nel sud e nel sud-ovest del paese, nelle Alpi Dinariche e nel Montenegro, così come nelle regioni montagnose dell'ovest della Macedonia, la densità precipita a 10-20 persone per km2.

Dopo la seconda guerra mondiale, la maggior parte dei Tedeschi lasciò la Jugoslavia, e la stessa cosa fecero porzioni di altre minoranze nazionali (Turchi, Ungheresi, Italiani, questi ultimi con un percorso storico molto travagliato, ancora oggi oggetto di numerosi studi e polemiche), di contro, nel corso degli anni sono rientrati in Jugoslavia molti rifugiati del periodo precedente la guerra.

Agli inizi degli anni '60 importanti nuclei di operai jugoslavi, spesso accompagni dalle loro famiglie, iniziarono ad emigrare verso i paesi dell'Europa occidentale. Già nel 1978 la loro cifra superava il milione, di cui 770.000 operai temporanei e 330.000 membri accompagnati dai rispettivi familiari.

Il tasso d'accrescimento naturale in Jugoslavia è stato molto elevato. Nel primo decennio del dopoguerra era di 15-18‰ all'anno, in seguito si è un po' abbassato, stabilizzandosi ad un livello di circa 9-10‰ all'anno (nel 1978 8,9‰, con la natalità di 17,5‰ e la mortalità di 8,6‰). Vi sono state sempre notevoli differenze del tasso di natalità riguardo alle varie repubbliche. Esso è più basso in Vojvodina, in Croazia e nelle province propriamente serbe (4-6‰), più elevato nel Montenegro, in Macedonia e in Herzegovina (12-15‰), ma soprattutto nel Kosovo e Metohija (28‰). Dal 1950 al 1978, la popolazione del paese è aumentata del 34% (la popolazione urbana del 300%).

2 - Dati etno-linguistici
La Jugoslavia è il solo paese d'Europa dove il gruppo etnico più numeroso non ha mai rappresentato neanche la metà della popolazione. L'ineguaglianza d'accrescimento naturale presso i diversi popoli è alla base dei cambiamenti nella consistenza dei principali popoli. Mentre i Serbi, gli Sloveni e i Montenegrini, e soprattutto, i Croati, sono diminuiti, i Bosgnacchi (già Musulmano bosniaci), gli Albanesi e i Macedoni sono fortemente aumentati.

La composizione etnica della Jugoslavia comprende popoli appartenenti ad almeno otto gruppi etno-linguistici principali, facenti parte delle famiglie "indo-europea", con i gruppi slavo, albanese, latino, germanico, greco e zigano (o rom), "turco-tatara", con il gruppo turco, "ugro-finnica", con il gruppo magiaro.

La Vojvodina (regione autonoma posta all'interno della Serbia) è probabilmente la regione, dal punto di vista etnico, più complessa dell'Europa (3).

Gruppo slavo
Fanno parte di questo gruppo le seguenti etnie: Bosgnacchi, Bulgari, Cechi, Croati, Goranci, Macedoni, Montenegrini, Polacchi, Russi, Ruteni, Serbi, Slovacchi, Sloveni, Torbesi, Ucraini.
I più numerosi sono i Serbi (9.000.000), Croati (5.000.000), Bosgnacchi (2.000.000), Sloveni (1.900.000), Macedoni (1.400.000) e Montenegrini (700.000).

Si può facilmente notare come le etnie più numerose sono anche quelle che sono state e sono tuttora, sotto differenti condizioni, titolari delle entità amministrative che componevano la "Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia", che cessò di esistere a partire dal 1992.

I Serbi
In tutto il mondo i Serbi sono circa 10.000.000, di cui quasi 9/10 risiedono entro i confini dell'ex Jugoslavia: 6.500.000 nella Repubblica Federale di Jugoslavia, 1.500.000 nella Repubblica Srpska di Bosnia, mentre prima dei sommovimenti etnici (1992-1995) i Serbi della Bosnia erano 1.800.000. Nella Croazia i Serbi sono attualmente 135.000, mentre prima del conflitto 1992-1995 erano circa 550.000, passando dal 12,2% del 1990 al 3,3% attuale. A causa della diminuzione dei Croati in Bosnia (passati dal 20% al 17%) la percentuale dei Serbi appare aumentata (dal 31,4% al 37,0%). Da notare che in alcune località della Croazia la percentuale raggiungeva in precedenza anche il 95% degli abitanti.

All'interno della Repubblica di Serbia (sorta nel 2007) i Serbi sono poco meno di 4.800.000 nella Serbia propria, 1.300.000 nella Vojvodina, mentre nel Kosovo sono 126.000, mentre in precedenza erano non meno di 200.000 (passando quindi dal 16,2% del 1991 al 7% del 2007). Altri gruppi di Serbi sono presenti in Montenegro (183.000 di cui il 45% rifugiati dalla Bosnia e dalla Croazia), Slovenia (47.300) e Macedonia (38.200). In Croazia sono ancora oltre 200.000 e in Bosnia almeno 1.450.000.

Nell'ambito dell'etnia serba esistono alcune differenze. I gruppi etnografici più conosciuti sono gli Sciumadini, i Serbi di Vojvodina, di Valjevo, di Sabac, di Uzice, di Macvan (le loro denominazioni derivano dalle rispettive località geografiche).

I Serbi sono presenti in molti paesi europei: Germania (192.600), Austria (75.500), Romania (34.000), Italia (30.000), Francia (22.500), Svizzera (21.000), Belgio (13.000), Svezia (12.000), Gran Bretagna (3.600), Paesi Bassi (3.600), Ucraina (2.000). Si trovano Serbi nel continente americano, soprattutto negli Stati Uniti (230.000), in Canada (60.000) e in Argentina (10.000), in Oceania (25.000 in Australia), in Africa (6.000 in Libia) e in Asia (5.000 in Turchia).

I Croati
Oltre 5.000.000 sono i Croati presenti in tutto il Mondo. La loro diffusione è pari a quella dei Serbi. Il 90% dei Croati si trova nei territori della ex Jugoslavia (4.550.000).

Prima dei sommovimenti intervenuti fra gli anni 1992-1995 i Croati rappresentavano i 3/4 della popolazione della Croazia e 1/5 di quella della Bosnia-Erzegovina. Dopo lo spostamento di oltre la metà dei Serbi della Croazia (rifugiatisi per 9/10 in Serbia e per 1/10 in Bosnia) e del 30% dei Croati della Bosnia (rifugiatisi in Croazia). I Croati rappresentano attualmente l'89,6% della popolazione della Croazia ed il 14% di quella della Bosnia. Gruppi di Croati si trovano in Serbia centrale (l'1%), nella regione di Vojvodina (2,78%), in Slovenia (1,8%), e in Montenegro (1,10%).

Si trovano Croati in Europa (420.880): Germania (211.860), Austria (50.000), Francia (24.800), Svizzera (23.100), Italia (62.600, di cui 2.600 autoctoni, in alcune località del Molise, e 60.000 immigrati), Ungheria (14.000), Svezia (13.200), Romania (8.000), Gran Bretagna (4.000), Paesi Bassi (3.900), Ucraina (2.000). Altri sono presenti in Africa (6.600 in Libia), America (120.000 negli USA, 65.000 in Canada e 5.000 in Argentina) e in Oceania (150.000 in Australia).

La creazione di un'etnia croata è legata alla formazione di uno Stato croato nella prima metà del IX secolo La circostanza di vivere in differenti Stati e di non praticare la stessa religione ha contribuito a separare i Croati dai Serbi. Tra i Croati si distinguono vari gruppi etnografici di cui i più numerosi sono I Bunevini, i Graniciari (che abitano diverse regioni della Jugoslavia, un tempo ripartiti in maniera funzionale alla difesa delle "frontiere militari"), ed i Fuchis (popolazione dell'Istria settentrionale). Gli Istriani ed i Morlakh abitano le regioni poste a sud e ad est dell'Istria.

I Bosniaci
Con il termine "bosniaci" si identificano, genericamente, gli abitanti della Bosnia (e per estensione anche della confinante regione di Erzegovina), mentre qui intendiamo riferirci ai "bosniaci musulmani" oggi chiamati bosnjak o bosgnacchi. A rigor di logica i bosgnacchi non sono una etnia distinta, bensì rappresentano quella porzione di "serbi di religione musulmana", chiamati anche "slavi musulmani".

Attualmente i "Bosgnacchi" sono 2.140.00 di cui il 95% abitanti regioni della ex Jugoslavia (2.050.000) Di questi, oltre il 90% abitano nella Bosnia, il resto sono distribuiti in piccoli gruppi presenti in Croazia (20.000), Macedonia (16.000), Montenegro (48.000), Serbia (136.000), Kosovo (75.000, passati dal 5,2 al 3,3%) e Slovenia (31.400). Il numero dei Bosgnacchi in Bosnia è rimasto in sostanza immutato (dal 43,7% del 1990 all'attuale 44,0%).

Fuori della "Jugoslavia" i "Bosgnacchi" sono presenti (assieme a Serbi e Croati) in moltissimi Paesi europei: Germania (128.400), Austria (27.000), Francia (15.000), Svizzera (15.500), Svezia (8.000), Gran Bretagna (2.400). Altri sono presenti in Asia (Turchia 31.000) e in America (USA 30.000).

Gli Sloveni
In tutto il Mondo si contano 2.165.000 Sloveni, di cui l'83% abitanti entro i confini della ex Jugoslavia (1.800.000), soprattutto in Slovenia (passati dal'88% all'89,8% dopo la fine della Jugoslavia), oltre ad un piccolissimo gruppo presente in Croazia (13.000) nella regione di Krajna (la stessa era abitata in precedenza da Serbi, prima degli spostamenti avvenuti dopo il 1992). Nella Serbia del Nord sono circa 5.000 Sloveni di cui il 40% in Vojvodina.

Gli Sloveni sono sparsi in molti paesi europei: Italia (120.000), Austria (80.800), Germania (51.360), Francia (6.000), Svezia (3.200), Ungheria (2.000), Svizzera (1.848), Gran Bretagna (960). Sono presenti Sloveni anche in Africa (Libia 1.600), in America (USA 45.000, Argentina 5.000) e in Oceania (Australia 45.000 e Nuova Zelanda, piccoli gruppi).

Gli Sloveni comprendono gruppi etnografici con differenze culturali molto marcate. Si contano almeno quattro gruppi: quello delle Alpi di Pannonia, gli Sloveni centrali, mediterranei e occidentali. A sua volta ogni gruppo si divide in parecchi sottogruppi. Gli Sloveni di Krajna, che nel corso dei secoli hanno intrattenuto delle relazioni con gli Italiani ed i Friulani hanno dei tratti molto particolari. Lo stesso può dirsi dei Rezjani in rapporto da molto tempo con i Friulani ed i Bjelokraini posti a sud-est, e la cui origine mista è serbo-slovena.

I Macedoni
Attualmente i Macedoni nel Mondo sono circa 1.700.000 di cui oltre l'80% abitanti entro i confini della ex Jugoslavia (1.400.000). Di questi oltre il 95% abita nella Repubblica di Macedonia e il resto in Serbia (96.000 a sud della Serbia propria ed in Kosovo, dov'erano 980 nel 1998). In Slovenia e Croazia si trovano piccoli gruppi di Macedoni (4.000 ciascuno).

I Macedoni sono presenti in molti paesi europei: Grecia (150.000), Germania (57.780), Austria (12.150), Albania (3.250), Francia (6.750), Svizzera (6.300), Polonia (5.000), Italia (4.500), Svezia (3.600), Gran Bretagna (1.080), Paesi Bassi (1.080). Macedoni sono presenti anche in Africa (Libia, 1.800), America (USA, 30.000), Oceania (Australia, 115.000).

I Montenegrini
Su un totale di circa 600.000 Montenegrini, oltre il 95% sono presenti in Jugoslavia (580.000), con un nucleo principale nella Repubblica del Montenegro ed un altro nucleo molto piccolo nella regione di Vojvodina della Serbia (dei piccoli gruppi che si sono trasferiti qui alla fine della Seconda Guerra Mondiale). Un gruppo di Montenegrini era presente (prima dei sommovimenti etnici) anche nel Kosovo. Erano 23.000 nel 1998, oggi potrebbero essere solo alcune centinaia. In gran parte sono fuggiti in Serbia al seguito di Serbi e Rom.

Sono presenti, inoltre, Montenegrini in Albania (5.000) ai quali è stata negata la nazionalità), e negli Stati Uniti d'America (15.000).

La separazione tra Serbi e Montenegrini si riallaccia alla formazione, nel XIV secolo, di uno Stato montenegrino separato e di una chiesa ortodossa indipendente. Alla fine del XV secolo, una porzione importante della popolazione di questo paese fuggì nelle regioni inaccessibili del Montenegro e gli occupanti ottomani non poterono mai estendere a tali aree un loro controllo totale.

Altri gruppi slavi
I gruppi slavi minoritari sono i Bulgari (19.000, nella Serbia orientale), Cechi (10.500 in Croazia, 1.650 in Vojvodina e 563 nella Serbia centrale), Goranci (slavi musulmani, 9.000 nel Kosovo del Sud, 3.900 nella Serbia centrale e 600 in Vojvodina), Polacchi (2.000 in Vojvodina), Russi (2.500 in Vojvodina) Ruteni (15.000 in Vojvodina e 279 nella Serbia centrale), Slovacchi (4.700 in Croazia, nella regione di Slavonia, e 59.000 in Serbia, di cui il 96% in Vojvodina), Torbesi (slavi musulmani che vivono in Macedonia), Ucraini (4.635 in Vojvodina e 719 nella Serbia centrale). Altri gruppi di slavi musulmani sono presenti in Kosovo (72.500), Montenegro (24.615), Serbia centrale (15.800) e in Vojvodina (3.600). Un gruppo particolare è quello dei Bunjevci (19.700 in Vojvodina e 246 nella Serbia centrale). Infine un gruppo di slavi, risultato di mescolanze di varie etnie è denominato "jugoslavo" e comprende circa 3.500 persone nel Kosovo, 30.000 nella Serbia centrale e circa 50.000 in Vojvodina.

Gruppo Albanese
Gli Albanesi presenti nel Mondo sono poco più di 5.000.000, di cui poco più di 1/3 abitanti entro i confini dell'ex Jugoslavia (già Shipetari, così si definivano per distinguersi dagli Shipetari abitanti in Albania) segnatamente nel Kosovo (930.000), in Macedonia (465.000), in Montenegro (45.000), Serbia (Valle di Presevo e Budjanovac, nella Serbia meridionale), Slovenia (4.500). Prima dei sommovimenti etnici gli albanesi presenti nel Kosovo rappresentavano i 2/3 della popolazione, oggi, dopo gli spostamenti di Serbi, Montenegrini, Rom e altre etnie non slave, come pure di Albanesi in posizione di contrasto con la linea panmusulmana della maggioranza, essi rappresentano almeno l'85% dell'intera popolazione, mentre i Serbi che prima erano il 16,2%, si sono ridotti al 4,6%. In Macedonia la percentuale di albanesi presenti è rimasta pressoché invariata (dal 23,7% al 20,2%). Lo stesso può dirsi del Montenegro. Un numero considerevole di Albanesi del Kosovo è fuggito all'estero.

Gli Albanesi sono presenti in alcuni Paesi europei: Italia (120.000), Grecia (60.000), oltre a piccoli gruppi in Bulgaria, Romania ed Ucraina (5.000). Albanesi si trovano in Asia (Turchia 15.000) e in America (USA 120.000, di cui 20.000 immigrati dal Kosovo, Canada 5.000) e in Oceania (Australia 100).

Altri gruppi indo-europei
Del "gruppo latino" fanno parte le seguenti etnie: Aromuni nelle montagne del sud est della Serbia), Istro-Rumeni (un migliaio, sulla costa dell'Istria e in alcuni piccoli villaggi). I Valacchi sono circa 40.000, in Serbia, di cui solo un centinaio nella Vojvodina. I Romenisono circa 80.000 di cui oltre il 40% in Serbia (e di questi l'88% in Vojvodina), il resto si trova in Macedonia. Italiani (30.000 di cui 21.300 in Croazia ed il resto in Istria, Slovenia, Bosnia e Montenegro; per i dettagli poco più avanti), Megleniti (nel Sud della Macedonia, culturalmente vicini agli Aromuni).
Del "gruppo germanico" fanno parte gli Austriaci (un migliaio, in Slovenia) ed i Tedeschi (distribuiti in Slovenia, Croazia, nella regione di Slavonia, e in Serbia - 3.900 - di cui l'80% nella regione di Vojvodina).
Del "gruppo greco" fanno parte i Greci (2.000) che abitano in prevalenza in Serbia e sono circa un migliaio.
Al "gruppo zigano" appartengono i Rom stanziati in Macedonia, Montenegro (2.800), Serbia meridionale (80.000), in Vojvodina (29.000) e in Kosovo (erano ancora 97.000 nel 1998, mentre attualmente sono circa 30.000, poiché molti fra essi fuggirono, durante e dopo la "Guerra per il Kosovo", in Serbia o all'estero). Nel Kosovo vive anche un gruppo zigano nomade che viene chiamato Khorakhainè.

Gruppi non indo-europei
Appartengono al "gruppo turco" i Turchi (100.000) di cui l'80% in Macedonia e il resto nel Kosovo. Del "gruppo magiaro" fanno parte gli Ungheresi (309.000), distribuiti in Croazia (16.500), Slovenia (7.800), ma soprattutto nel Nord della Vojvodina (290.000) dove rappresentano oltre il 14% della popolazione. Nella Serbia centrale gli ungheresi residenti sono circa 3.000. Nella Vojvodina è presente anche un gruppo di cittadini cinesi.

Gli Italiani nella Jugoslavia
Sono presenti cittadini di nazionalità o oriundi italiani in almeno quattro entità amministrative costituenti la ex Jugoslavia: Slovenia, Croazia, Bosnia e Montenegro. Attualmente poco più di 40.000 persone indicano la propria nazionalità come "italiana".
  • Slovenia - Secondo il censimento sloveno del 2002 in Slovenia ci sono 3.762 abitanti di nazionalità italiana. La lingua italiana viene insegnata in istituzioni statali in 9 asili, 3 scuole elementari, 3 scuole medie ed un liceo (tutti localizzati in Istria, principalmente a Capodistria). Le maggiori comunità italiane sono a Capodistria, Pirano e Isola d'Istria che sono tutti e tre comuni bilingue italo-sloveni. Alla comunità italiana è garantito un seggio al parlamento sloveno, attualmente occupato dal sig, Roberto Bartelli, nativo di Pola (Croazia), ed eletto a Capodistria. In Slovenia la lingua ufficiale è lo sloveno, ma nei tre comuni di cui sopra è ufficiale anche la lingua italiana.
  • Croazia - In Croazia vivono circa 35.000 italiani. Si tratta di un dato stimato poiché nel 2001 furono registrati 20.521 cittadini che si dichiararono di madrelingua italiana. Sono distribuiti in 51 Comunità Nazionali Italiane locali sono organizzati nell'Unione Italiana con sede a Fiume(Rijeka in croato). Sono insediati principalmente nell'area dell'Istria, di Fiume, delle isole del Quarnaro e della Dalmazia.
  • Bosnia - Esiste una minoranza italiana di origine trentina. Nella seconda metà dell'Ottocento le autorità austriache che governavano la Bosnia, incentivarono una emigrazione trentina (all'epoca anche il Trentino era austriaco) in Bosnia. Le comunità italiane si trovano lungo la valle della Sava (Stivor) e anche a Tuzla, Zenica e Sarajevo.
  • Montenegro - Una piccola comunità dalmata italofona, ormai molto ridotta (circa 500 persone) si trova nella zone delle Bocche di Cattaro (soprattutto nel capoluogo ed a Perasto), nonché nella Riviera di Budua. Ufficialmente è denominata "Comunità Nazionale Italiana del Montenegro" e l'attuale presidente è Dalibor Antonioli.
Le lingue dei popoli della Jugoslavia
Le tre lingue principali dei popoli jugoslavi sono il serbo-croato, lo sloveno ed il macedone. Esse appartengono tutte al sottogruppo slavo meridionale del gruppo delle lingue slave.

La lingua più diffusa è il "serbo-croato", essa è parlata da Serbi, Montenegrini, Croati, Bosgnacchi e, quando esisteva la Jugoslavia come entità federale collettiva, essa era utilizzata come lingua di comunicazione tra le varie etnie. La lingua serbo-croata ha due "parlate", "ekavo" e "jekavo". Per esempio "dete" o "dijete" = bambino. Ed ha tre dialetti principali: stokavo, ciakavo e kaikavo. Il dialetto stokavo, sulla base del quale si è sviluppata la lingua letteraria serbo-croata, è diffuso in tutta la Serbia, in Montenegro, nella Bosnia ed Erzegovina e una buona parte della Croazia. Il serbo-croato utilizza due alfabeti: un alfabeto cirillico (bukvitza) che ricorda l'alfabeto russo (presso i Serbi e i Montenegrini), e un alfabeto latino un poco modificato utilizzato dai Croati e dai Bosniaci. Le forme della lingua letteraria serbo-croata utilizzati dai differenti popoli presentano varianti soprattutto lessicali, i Croati hanno molti elementi tedeschi, i Bosniaci invece si rapportano alla lingua turca.

La lingua slovena si divide in sette gruppi di dialetti. La lingua letteraria slovena è stata creata sulla base dei dialetti dell'alta e della bassa Kraijna. La lingua slovena ha adottato l'alfabeto latino.

Il macedone si rapporta alla branca orientale delle lingue slave meridionali. I principali gruppi di dialetti sono quelli dell'ovest, dell'est, del nord. La lingua letteraria si è formata sulla base delle parlate centrali del gruppo occidentale di dialetti. Essa utilizza l'alfabeto cirillico.

Fra le altre lingue slave diffuse in Jugoslavia, abbiamo il bulgaro, il ceco e lo slovacco. Il bulgaro appartiene al sottogruppo meridionale del gruppo di lingue slave. La scrittura del bulgaro utilizza l'alfabeto cirillico. Il ceco e lo slovacco appartengono al sottogruppo occidentale delle lingue slave. Le due lingue, utilizzano entrambi l'alfabeto latino e sono fra di loro simili in rapporto alla grammatica e al lessico principale.

Il complesso delle lingue slave è parlato da oltre l'80% del totale della popolazione della ex Jugoslavia.

Le altre lingue sono l'albanese, l'ungherese, il turco, il rumeno, l'italiano e il greco.

L'albanese è una lingua che appartiene ad un gruppo a parte nella famiglia indo-europea. L'albanese possiede molte caratteristiche che si rapportano al latino, al greco (antico e moderno), così come a diverse lingue romanze, slave meridionali ed anche al turco. Esistono due gruppi di dialetti albanesi: il ghego e il tosco. La lingua letteraria albanese moderna si è costituita alla fine del XIX° secolo Nei due dialetti principali che sono molto vicini gli uni agli altri. È soprattutto la forma toska (meridionale) della lingua letteraria che risulta la più largamente impiegata in Albania. Nel Kosovo sono parlati dialetti gheghi.

La lingua ungherese, in rapporto al lessico ed alla struttura grammaticale, si rapporta alle lingue degli Ugri dell'Ob della Russia (Khanti e Mansi). Inoltre l'ungherese ha subito influenze apprezzabili da parte delle lingue iraniane, turche e slave, così come anche dal tedesco. La lingua ungherese comprende sei dialetti principali, quello parlato in Serbia (Vojvodina) è il dialetto meridionale.

La lingua turca è classificata nel gruppo sud-occidentale (ognuz) della famiglia turca. Il suo lessico comprende numerose tracce persiane, arabe, greche, francesi e inglesi. Fino al 1928 la lingua turca era scritta in caratteri arabi, da quella data è stata adottato l'alfabeto latino.

La lingua rumena appartiene al sottogruppo orientale delle lingue romanze. Essa è nata dal latino volgare trasmesso alla popolazione locale dai conquistatori durante la dominazione romana. A differenza delle lingue romanze occidentali che presentano parecchi elementi tratti dalle lingue germaniche, il rumeno è stato influenzato fortemente dalle lingue slave. La scrittura si basa sull'alfabeto latino che ha rimpiazzato nel XIX° secolo L'alfabeto cirillico.

La lingue tedesca, greca ed italiana, parlate nei territori della Jugoslavia sono la prima il tedesco proprio e l'austriaco, quest'ultimo come parlata tratta da un dialetto dell'alto-tedesco (molto differente dal tedesco letterario), la seconda è una parlata tratta dai dialetti settentrionali (Macedonia greca), la terza è affine ai dialetti veneti.

Evoluzione delle etnie "jugoslave"
interessate da movimenti demografici negli anni tra 1990 e 2007


(A) - In Bosnia e Croazia la presenza di Albanesi è del tutto trascurabile; nel Kosovo essa è aumentata, ma solo in termini percentuali, in seguito alla cacciata delle etnie non musulmane (Serbi, Montenegrini, Rom, ecc.). In termini assoluti il numero di Albanesi è anzi diminuito posto che almeno 100.000 fra essi fuggiti dai bombardamenti della NATO del 1999 sono rimasti o in Macedonia, pochissimi in Albania, il resto in altri Paesi esteri. In totale durante i bombardamenti NATO si erano spostati fuori dal Kosovo oltre 800.000 Albanesi, 268.000 in Macedonia e 464.500 in Albania. Da notare che la percentuale attuale - che è all'incirca dell'85% del totale della popolazione del Kosovo - veniva invece sbandierata "prima dell'intervento della NATO" (persino aumentata fino ed oltre il 90%) per indicare che il Kosovo era totalmente albanese. Circa 250.000 albanesi provenienti dall'Albania sarebbero penetrati nel Kosovo dopo la fine dei bombardamenti della NATO.

(B) - Il numero di Bosniaci è drasticamente diminuito in Bosnia dopo il conflitto 1992-1995, quando circa 400.000 fra essi si spostarono fuori dalla Bosnia e successivamente oltre il 92% è rimpatriato, ponendo il numero di Bosniaci attuali su un livello pressoché uguale a quello del 1990. Dei 369.000 rimpatriati, 340.000 si portarono nella Federazione croato-musulmana e 29.000 nella Repubblica Srpska (serba). In Croazia i Bosniaci sono rimasti in numero invariato e nel Kosovo sono diminuiti notevolmente. Molti bosniaci musulmani (bosnjak) sarebbero fuggiti in Serbia (insieme ai Croati sarebbero circa 600.000).

(C) - Nel Kosovo i Croati sono diminuiti, ma in una quantità trascurabile. In Bosnia una parte fra loro si sono spostati in Croazia mentre una parte di Croati presenti in Serbia si sono portati in Bosnia, dove il loro numero appare pressoché stabile. L'aumento notevole di Croati in Croazia è dipeso principalmente dalla cacciata di Serbi in precedenza abitanti la Kraijna e la Slavonia. Molti Croati sarebbero fuggiti in Serbia (insieme ai Musulmani Bosniaci sarebbero circa 600.000).

(D) - I Serbi sono diminuiti un po' ovunque, sebbene la loro quota percentuale appaia aumentata in Bosnia, ma ciò è dovuto al calo generale del numero di abitanti della regione e nondimeno alla diminuzione di Croati nella Bosnia. Il calo è invece evidente, anche in termini percentuale, soprattutto in Croazia e nel Kosovo. Del totale dei Serbi fuggiti dalla Croazia, 289.800 si portarono in Serbia, 24.900 in Bosnia. Attualmente si trovano ancora 50.000 Serbi in Slavonia (Croazia). Dalla Bosnia andarono via in Serbia, 190.000 Serbi, mentre i fuggiti dalla Slovenia e dalla Macedonia sono in tutto 4.400. Del totale dei rifugiati Serbi (484.200), 469.400 si portarono in Serbia-Vojvodina, 14.400 in Montenegro e 400 in Kosovo. Le uniche zone in cui i Serbi risultano aumentati in termini assoluti e percentuali sono la Serbia propria e la Vojvodina, a motivo dei molti fuggiti dalla Croazia (289.800) e dalla Bosnia (190.000).


1 - 1999: Repubblica Federale di Jugoslavia; 2002: Repubblica Federale di Serbia e Montenegro; 2007: Repubblica di Serbia. Nel 2007 la stima di popolazione di Serbia+Montenegro, dà 10.483.000.


Note:
1. Per "Jugoslavia" si intende qui il complesso delle regioni e degli Stati che sin dal 1918 sono stati indicati come "Regno dei Serbi dei Croati e dei Sloveni", dal 1929 "Regno di Jugoslavia", dal 1945 "Repubblica popolare federale di Jugoslavia, dal 1963 "Repubblica socialista federale di Jugoslavia" e, attualmente, "Paesi dell'ex Jugoslavia". La "Repubblica Federale di Jugoslavia" (quindi, non più socialista), nata dalla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, nata nel 1992, avrà termine nel settembre del 2002, quando si chiamerà "Repubblica Federale di Serbia e Montenegro" e dal 2007 solo "Repubblica di Serbia", per l'avvenuto distacco del Montenegro.
2. Kosovo e Metohija e la definizione esatta di questa regione, abbreviato Kosmet.
3. Secondo l'ultimo censimento completo (2002), la provincia ha una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti, così suddivisa: serbi 65,05%, ungheresi 14,28%, slovacchi 2,79%, croati 2,78%, non dichiarati 2,71%, jugoslavi 2,45%, montenegrini 1,75%, romeni 1,50%, rom e sinti 1,43%, sloveni 0,01%, bunjevci 0,97%, ruteni 0,77%, macedoni 0,58%, ucraini 0,23%, slavi musulmani 0,18%, tedeschi 0,16%, albanesi 0,08%, bulgari 0,08%, cechi 0,08&. russi 0,05%, gorani 0,03%, bosniaci 0,02%, valacchi, 0,0%, altri 0,26%, non specificati 2,71%, sconosciuti 1,17%.
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