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LA VERITÀ SULLA FINE DELL'U.R.S.S.

 
di Gianni Viola
Prospettiva Editrice
pagg. 216 - 22 foto b/n - € 14,00
Per ordinare: www.ibs.it

 

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L'ARGOMENTO »
PREFAZIONE »
NOTA DELL'AUTORE »
INTRODUZIONE »
CAP. I - I CANNONI DI ELTSIN - 1. Mosca come Santiago del Cile »
Cap. II - LA "FARSA" DEI DISSIDENTI - 1. Il convegno "Ucraina: una nazione negata" »

Capitolo II - LA FARSA DEI DISSIDENTI
2. Un dissidente su commissione: Bohdan Rebryk:


Al convegno era presente anche un tale "dissidente" che fu premiato facendolo sedere accanto a Pljusc e facendogli dire alcune parole di circostanza. Questo tale che io conobbi il giorno dell'incontro, era un concittadino di Pljusc. Si chiama Bohdan Rebryk, di Ivano-Frankovsk (ora con la mania di ridenominare le città secondo le terminologie ucraine il nome è cambiato, non importa come).

Non fu quella la prima volta che ebbi l'occasione di incontrare un rappresentante di quella strana categoria di individui genericamente indicati con il termine di "dissidenti". Beninteso prima di incontrarne qualcuno mi ero sempre chiesto in che cosa consistesse il loro dissenso. Strano a dirsi dopo averne conosciuti un bel po' le mie idee in proposito non fecero dei grandi miglioramenti. Ne trassi soltanto un'enorme confusione e solo più tardi, mi convinsi, anche con effetti dolorosi, della vera natura di tutta la questione. Ma non voglio qui anticipare nessuna delle conclusioni cui poi giunsi successivamente, attraverso vari episodi che mi curerò qui di dettagliare, quando necessario, indicando luoghi, circostanze e nomi delle persone incontrate.

Incontrai dunque questo signor Rebryk e lo potei intervistare tramite la gentilezza e la disponibilità dell'amica Olga Brosko, anche lei ucraina e all'epoca collaboratrice della Radio Vaticana (dove curava il programma della propria lingua nazionale).

Lei riteneva, in tutta buona fede, che ciò potesse rappresentare per me una occasione importante per acquisire notizie altrimenti introvabili. Io naturalmente accettai di buon grado, stante la mia naturale disposizione a conoscere la qualunque persona che potesse offrirmi materiali ed elementi per rendere sempre più preciso il quadro della situazione religiosa "sovietica", che in quel momento rappresentava una parte importante dei miei interessi culturali. Oltretutto si trattava di un ucraino occidentale, in pratica di quella parte di Ucraina dove sono sempre fioriti tutti i fanatismi presenti sulla faccia della Terra. Era dunque per me un invito allettante.

Questo Rebryk si trovava in "vacanza" in Italia, ufficialmente "in transito" per recarsi in Germania (vuol dire che all'epoca non esistevano vie dirette R.S.S. Ucraina-Germania Federale...) dove sarebbe stato sottoposto ad un'operazione chirurgica, mi pare l'estrazione di un molare. Il tipo mi sembrò abbastanza rozzo e privo di pathos umano, ma iniziai subito a fargli delle domande, ricevendo in cambio delle risposte che mi sembrarono fossero degli slogans propagandistici e dei "fatti" a bella posta inventati per giustificare la sua posizione di "perseguitato". Tredici anni di galera scontati per attività antisovietica avevano lasciata intatta la sua personalità, a tal punto, da fargli credere che, in Occidente, fossimo tutti degli allocchi tali e quali gli accademici bolognesi che a suo tempo - e senza vergogna alcuna - gratificarono di "lauree ad honorem" personaggi del calibro di Lec Walesa (finanziato dalla Curia Polacca), nonché Andreij Sacharov, grande ammiratore degli Stati Uniti d'America.

Era impossibile che potesse sorgermi il dubbio che alcune delle cose che affermava potessero essere del tutto vere, mentre in verità la sua espressione mi rassicurava che nessuna delle cose che diceva potesse essere in alcun modo vera. Fu lui stesso a togliermi dall'imbarazzo, quando, proprio nel momento in cui mi stavo congedando ed ero quasi sul punto di alzarmi, mostrò di avere ancora qualcosa da dirmi, qualcosa che le mie "semplici ed oneste" domande non gli avevano finora consentito di esprimere. Dunque mi disse, con piglio "giornalistico": "Desidera sapere come viene considerato un individuo in Unione Sovietica?" Io risposi che, sì, mi interessava conoscere questa sua (ultima) rivelazione, sì, ricordo che dissi proprio "rivelazione". Lui dimostrò di essere molto contento del mio atteggiamento che interpretava in senso restrittivamente scherzoso: dal suo sguardo traspariva la soddisfazione di chi si trova davanti ad una persona che è pronta a accogliere (nel modo da lui sperato) ciò che lui sta per dire. Era certo quello uno dei suoi momenti di gloria e non sarei stato io a rovinarglielo.
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